Siamo arrivati, pure quest’anno, ai saluti: l’inesorabile tristezza che sta per assalire i vostri cuori può essere repentinamente placata pensando al fatto che fra pochissime ore, finalmente, andrà in scena il draft, l’evento principe dell’intera offseason.
La free agency, come già sapete, proseguirà imperterrita per il resto dell’anno, poiché non stiamo parlando di una finestra temporale, ma piuttosto una condizione “di vita” nella quale molti atleti si trovano anche dopo settembre: con le imminenti tre notti di Nashville, di fatto, il focus mediatico verrà definitivamente spostato sul plotone di nuovi giocatori che farà il proprio ingresso nella lega, esaudendo di fatto un sogno per il quale hanno sacrificato la loro intera esistenza.
Pertanto è naturale ed appropriato che la fine di Eligibles sia scandita da questo evento. Su con la vita però, c’è ancora un altro episodio da portare a termine, ed in queste righe vi racconterò alcune delle conclusioni tratte in luce degli eventi di questi ultimi mesi: partiamo.
1) Arizona, finalmente ci siamo
Essendo in possesso della prima scelta assoluta gli Arizona Cardinals negli ultimi mesi sono stati al centro di molti, inusuali, riflettori: l’arrivo in pompa magna di coach Kingsbury ha portato alla luce il suo palese innamoramento con il quarterback Kyler Murray, giocatore con il quale condivide pure l’agente, e facendo uno più uno molti di noi hanno dato per scontato il suo arrivo nel deserto. Non che i Cardinals si siano impegnati più di tanto a smentirci, anche se nelle ultime ore sempre più insider hanno mormorato di un possibile cambio d’idea: credo che tutto ciò sia naturale, in NFL non è mai una buona idea urlare ai quattro eventi la propria strategia, e per quanto ciò possa sembrare l’ultimo -di una lunga serie- specchietto per le allodole non escludo che effettivamente Kingsbury voglia lavorare con ciò che gli è stato offerto, ovverosia l’indubbiamente talentuoso Josh Rosen.
Il suo primo anno fra i professionisti è stato un autentico disastro, ma guardando il contesto nel quale era inserito, probabilmente nessuno sarebbe stato in grado di fare meglio: come potete vedere Arizona non ha bisogno assoluto di un quarterback, ma piuttosto di decidere su quali binari incanalare il proprio futuro.
Murray, Bosa o Williams che sia, Arizona si assicurerebbe un quasi sicuro franchise player… trade permettendo!
2) La rumorosa offseason dei Raiders
Ah, i Raiders: quando credi di essertene finalmente liberato ecco che con assoluta violenza la realtà ti sbatte in faccia il fatto che quattro delle prime trentacinque scelte siano in mano al dinamico duo Gruden-Mayock.
Dopo essere stati fra i più grandi protagonisti di questa offseason mettendo sotto contratto i vari Williams, Trent Brown, Lamarcus Joyner, Burfict, Crowell, Marshall ed Antonio Brown, Oakland è ancora una volta nella posizione di essere la squadra una delle squadre più discusse nelle prossime settimane: spedire a casa tutti gli scout -per paura che qualcuno rivelasse a qualche insider i loro piani per il prossimo weekend- altro non fa che alimentare ulteriormente discussioni e prese di posizioni nette circa il loro operato. Il draft rimpolperà notevolmente un roster ancora ricolmo di lacune, e con in mano una prima, azzardata, depth-chart noi tutti ci lanceremo in rumorosi pronostici: se Roma non si è fatta in un giorno figuriamoci i Raiders. Prevedere miglioramenti ha senso, ma inserirli in inutili discorsi su Super Bowl o playoff a mio avviso no: serve pazienza, virtù sempre meno riscontrabile in questa lega.
3) La rumorosa, ma meno fastidiosa, offseason di Cleveland
Nessuno in questi mesi ha generato più hype dei Cleveland Browns, e per fortuna: dopo decenni di ridicolezza ed effimeri cambi di gestione, Cleveland sembra avere tutte le carte in regola per vincere, divertire e creare una cultura finalmente vincente. L’attacco, teoricamente, dovrebbe essere fra i più esplosivi e ricolmi di talento della lega, mentre la difesa guidata dagli immensamente promettenti Garrett e Ward può creare diversi grattacapi ad ogni reparto offensivo che troveranno sulla loro strada, anche se… anche se occorre stemperare gli animi, in quanto stiamo sempre parlando di una franchigia reduce da anni di nefandezza, guidata un quarterback sophomore e da un allenatore alla prima esperienza da head coach: il sostanziale miglioramento esibito lo scorso anno è un’ottima base di partenza, vederli come favoriti in division ha abbastanza senso, associarli ad aprile al Super Bowl è una pura e semplice idiozia.
Non bruciamo le tappe, diamo loro tempo per maturare ed abituarsi a gestire le soffocanti pressioni portate dal successo: poco meno di un anno e mezzo fa questi concludevano la loro stagione a zero vittorie.
Calma.
4) La confusione attorno ai Packers
Sarebbe un eufemismo definire movimentata l’offseason dei Packers: oltre all’arrivo di LeFleur ed all’aggiunta di tanti free agent, Green Bay si è trovata al centro di uno dei reportage più inquietanti dell’ultimo decennio, poiché Tyler Dunne di Bleacher Report è andato a sviscerare i latenti -ma non troppo- malumori che hanno portato al licenziamento di Mike McCarthy e che, soprattutto, ci hanno messo davanti ad un Aaron Rodgers eccessivamente pieno di sé e lontano dal poter essere chiamato “leader”.
Il passato è passato, pertanto concentrarsi su cosa sia andato storto nell’ultimo lustro non ha particolarmente senso, ma considerata l’aggressività nelle acquisizioni sul versante difensivo è palese che Green Bay non sia disposta a gettare al vento altro tempo e, finalmente, sfruttare al meglio l’infinito talento di Aaron Rodgers: la volontà c’è, ma sinceramente i contratti dati a Preston Smith e Za’Darius Smith mi sono sembrati, e sembrano tuttora, eccessivi e non particolarmente ragionati.
Non mi dispiacerebbe essere smentito.
5) Non dimentichiamoci dei Jets!
Passare in poco più di un anno dall’essere perennemente invischiati nelle terribili sabbie mobili della mediocrità al poter vantare uno dei roster più talentuosi e promettenti dell’intera NFL, teoricamente non dovrebbe essere possibile, eppure i Jets sembrano essere riusciti a fare esattamente ciò: dopo aver trovato in Darnold il quarterback del futuro, Maccagnan ha fatto il possibile -e più- per metterlo in posizione di crescere e migliorare, circondandolo di talento e dandogli un runningback capace di fare reparto pressoché da solo. Sapete benissimo che non sono un grande fan degli investimenti scellerati a marzo, ma le varie mosse fatte dai Jets sembrano, se non altro, aderire ad una logica di fondo in grado di darci la netta idea che stiano seguendo un piano, più che improvvisando gloriosamente: attendersi che siano in grado di spodestare i Patriots già da settembre è a mio avviso fantascienza, ma con un po’ di fortuna New York a dicembre potrebbe essere invischiata in una lotta all’ultimo sangue per una Wild Card.
6) La primavera di Baltimore
In National Football League i cicli nascono e muoiono ad una velocità che, se non esistessero i Patriots, potremmo quasi definire fastidiosa: il ciclo dei Ravens, analogamente a quello di New England -seppur con molti meno successi-, è stato fra i più duraturi e fruttuosi della storia recente, ma era piuttosto chiaro che un cambiamento radicale fosse alle porte. Il “ritiro” di Newsome, per primo, ci ha immediatamente dato l’idea che la società stesse per affrontare un cambiamento epocale, e così è stato: spedito Flacco a Denver, Baltimore ha lasciato andare i vari Mosley, Suggs, Weddle e Smith, quattro fra i suoi più rispettati leader nonché migliori giocatori, assicurandosi però l’immenso Earl Thomas e lo schematicamente azzeccato Mark Ingram. Dopo decenni in cui la difesa è stata l’assoluta protagonista sia in offseason che al draft, Baltimore sembra finalmente pronta a adeguarsi ai tempi addossando all’attacco la responsabilità di condurli alla vittoria… correndo! Presumibilmente al draft il corpo ricevitori verrà ampliato, ma considerati gli altri bisogni del roster non diamolo per scontato: l’esperimento dei Ravens si preannuncia suggestivo ed interessante, in quanto dimostrare di poter essere competitivi nel 2019 con una mentalità run first può sembrare ai più autentica utopia.
7) Ci provo
Sono sicuro che difficilmente azzeccherò più di una o due chiamate, ma mi lancio pure io in un velocissimo mock draft nel quale mi concentrerò solo sulla top ten: nonostante sia quasi sicuro che ci saranno trade nelle prime dieci scelte, ecco a voi il mio mini-mock.
1) Arizona Cardinals: Kyler Murray, QB
2) San Francisco 49ers: Nick Bosa, EDGE
3) New York Jets: Quinnen Williams, DT
4) Oakland Raiders: Josh Allen, EDGE
5) Tampa Bay Buccaneers: Ed Oliver, DT
6) New York Giants: Rashan Gary, EDGE
7) Jacksonville Jaguars: Jawaan Taylor, OT
8) Detroit Lions: Montez Sweat, EDGE
9) Buffalo Bills: T.J. Hockenson, TE
10) Denver Broncos: Dwayne Haskins, QB
Potete dedurre la mancanza di serietà dal semplice fatto che ho associato un quarterback ai Denver Broncos: hanno Flacco, a cosa serve un quarterback per il futuro… o addirittura già presente?!
Per quanto riguarda le prime due scelte assolute, sono sempre meno convinto che Arizona prenda Murray, ma ho voluto rischiare.
8) Considerazioni ulteriori su quanto appena detto
Non mi stupirebbe trovare il nome di Devin White nella top ten, stiamo parlando di un grandissimo linebacker che può trasformarsi nel cuore pulsante di qualsiasi difesa per il prossimo decennio. Sono ancora indeciso su chi sia il miglior ricevitore disponibile, in quanto Metcalf ha sì messo insieme numeri mostruosi, ma la preoccupante mancanza di produzione non può e non deve lasciarci tranquilli: Butler, Harry e Brown potrebbe rivelarsi più produttivi di lui, anche se meno atleticamente impressionanti. È folle pensare che molto facilmente qualche front office riuscirà a portarsi a casa un pass rusher da primo giro all’inizio, se non metà, del secondo: non avevo ricordi di draft così profondi. Attenzione ai tight end, rischiano di riscuotere più successo che i colleghi ricevitori: qualche insider parla addirittura di sette tight end nei primi due round.
Infine, occhio ai Raiders: avete tutti i motivi per aspettarvi fuochi d’artificio.
9) Un ultimo appello disperato
Scusatemi per la ripetitività, ma voglio assolutamente ribadirlo: le antipatie sono parte della vita, parte fondante della vita oserei dire, pertanto aspettarsi che un atleta professionista non ne coltivi sarebbe stupido ed irrealistico, ma siccome vicino alla parola “atleta” troviamo “professionista”, mi aspetterei che tale persona gestisca tali antipatie da professionista, evitando di ricorrere a Twitter ad ogni piè sospinto.
Non faccio nomi, ma immagino abbiate capito a chi mi stia riferendo: per favore, non rendete ancora più tossico un paese nel quale la mancanza -e l’incapacità- di comunicazione ha raggiunto un apice inimmaginabile solamente fino a pochi anni fa.
10) Ringraziamenti di rito
Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio pure quest’anno.
Che dire? Non è sempre facile riuscire a trovare qualcosa di interessante da raccontarvi per tenere vivi interesse, sito e voglia di football, ma vista la vostra commovente partecipazione diventa meno pesante spacciarvi il rinnovo di Sterling Shepard come argomento su cui valga la pena spendere un centinaio di parole: se Eligibles esiste da tre anni è solamente grazie a voi, grazie alla vostra passione ed alla vostra voglia di rimanere sempre e comunque al passo con gli eventi, io altro non sono che un “servo” di vostra tale volontà. Non posso garantirvi la mia presenza -e della rubrica- pure l’anno prossimo, in quanto sapete del mio desiderio e “l’essere impossibilitato” a portare avanti questo progetto potrebbe significare che -finalmente- mi si è aperta qualche porta: difficile, quasi impossibile.
Pertanto, per il terzo anno consecutivo, vi ringrazio per la splendida ed attiva partecipazione, per i commenti, le visite ed il genuino desiderio di football NFL: l’offseason è ancora lunga ed il draft è alle porte, ed ormai mi conoscete abbastanza per sapere che già fra un paio di giorni mi troverete a commentare quanto successo a Nashville.
Eligibles out.
One reply on “Eligibles, season finale: il resoconto di quanto successo finora”
Grande Mattia! Non mollare.