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Celtics – Bucks: Gara 3 live from TD Garden

La serie tra Celtics e Bucks rappresenta per entrambe le franchigie il vero inizio dei playoffs: troppa la differenza in termini di talento tra Detroit e Milwaukee e tra Boston ed Indiana per avere anche un minimo dubbio su chi sarebbe passato al secondo turno. Ed infatti, sia i Celtics che i Bucks hanno chiuso la pratica con largo anticipo, guadagnandosi una settimana di risposo.

Per tifosi ed addetti ai lavori la pausa forzata non ha fatto altro che aumentare la voglia viscerale di vedere una vera serie di playoffs. Possiamo dire con tranquillità che la serie tra Celtics e Bucks è esattamente questo e molto altro. Molte le story lines riguardanti i Green di Boston che abbiamo discusso fino allo sfinimento durante questa stagione travagliata e a cui finalmente troveremo una risposta definitiva.

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MLB

Focus: gli infortuni in MLB

Il baseball è uno sport vivo, che ogni anno apporta piccoli cambiamenti al proprio regolamento, per tendere continuamente alla perfezione.

La scorsa stagione ha visto la limitazione drastica delle visite sul monte da parte del catcher, a 6 per incontro.
In questa stagione le modifiche sono state più di una: il limite delle visite sul monte è sceso a 5, è stata uniformata al 4 maggio la giornata dedicata a Guerre Stellari (fino al 2018 ogni stadio decideva in autonomia il giorno in cui il pubblico era invitato a vestirsi a tema), nel triplo A si gioca per la prima volta con le stesse palline delle Majors per abituare i prospetti, ed è stato modificato il nome della lista infortunati, da DL (disabled list) a IL (injured list).

Una modifica, quest’ultima, che non ha fino ad ora sortito buoni risultati, dato che la nuova IL è la protagonista assoluta di questo inizio di campionato, piena zeppa di campioni di tutte le 30 squadre.

Team leader di questa sfortunata classifica sono gli Yankees, che hanno ben 15 (!!) giocatori del roster inseriti: Andujar, Frazier, Tulo e Stanton dovrebbero uscirne a breve, il prima base Bird (che ci passa diverso tempo da 3 anni a questa parte), Hicks e Judge sperano di cavarsela con un mese di permanenza, mentre Betances, Gregorius, Severino e Montgomery ne avranno per almeno 2 mesi.

Altra squadra particolarmente colpita sono i Pirates, che hanno visto anche 9 battitori contemporaneamente out: ora Gregory Polanco è stato attivato, ma lo scontro in campo esterno tra Starling Marte e lo shortstop Erik Gonzalez li ha privati in un’azione di due titolari; in più saranno out per tutta la stagione i lanciatori Chad Kuhl ed Edgar Santana, entrambi operati con la TJS.

Anche gli Angels sono messi male, con Cody Allen e Zack Cozart che si sono appena aggiunti ai lungodegenti Ohtani, il quale potrebbe tra una quindicina di giorni rientrare come DH (anche se per vederlo sul monte si dovrà aspettare il 2020), Heaney e Middleton, JC Ramirez e Tropeano, tutti lanciatori che potrebbero rientrare per l’All Star Break, e l’esterno Justin Upton, anche lui fuori fino a giugno per un problema al piede sinistro.

Gli Astros sono tra i più fortunati, avendo solo due giocatori out, anche se sono il partente McCullers, fino al prossimo anno per la TJS, ed il rilievo Joe Smith che potrebbe rientrare a giugno.

Anche gli A’s hanno una serie di lanciatori fuori combattimento, tra cui Cotton, Estrada, Gossett e Manaea! Una specie di rotazione di scorta.

Toronto ha perso per l’intero 2019 il nuovo acquisto Shoemaker, mentre attende per giugno il seconda base Travis, per fine maggio l’altro partente Borucki ed a breve David Phelps, operato a marzo 2018 con la TJS.

I Braves hanno solo 4 infortunati, ma tutti dal bullpen: il closer Vizcaino fuori per l’intera stagione per una operazione alla spalla destra, Venters, Biddle e O’Day a fargli compagnia per un tempo ancora imprecisato.

Anche i Brewers hanno solo lanciatori out: il closer Knebel operato con la TJS, Wahl, Nelson e Peralta che sperano a breve di rientrare a disposizione, mentre Suter che sta recuperando dalla TJS di settembre, spera di poter partecipare al rush finale.

Stessa storia per i Cardinals, che a parte l’esterno Justin Williams, che dovrebbe averne ancora per 15 giorni, vede solo lanciatori in IL: Cecil e Mayers lungodegenti, non rientreranno prima di luglio, mentre Wacha, Gregerson e Carlos Martinez dovrebbero essere attivati entro metà maggio, con quest’ultimo che verrà (definitivamente?) spostato nel bullpen.

Proseguendo nella NL Central, i Cubs hanno out il catcher Caratini per 15 giorni, ed i lanciatori Barnette, Cedeno e Montogomery per pochi giorni ancora, mentre il closer Morrow continua ad avere problemi nelle sessioni di allenamento e potrebbe ritardare ulteriormente il rientro (è fuori da novembre), mentre Graveman spera di recuperare dalla TJS per agosto.

Due TJ disturbano anche i piani di Arizona, con Bracho fuori fino al 2020, mentre Taijuan Walker dovrebbe rientrare in rotazione a giugno. Altro grave infortunio riguarda l’esterno Souza, operato al ginocchio sinistro, e che si rivedrà a marzo prossimo sui campi, mentre il terza base Jake Lamb spera tra una ventina di giorni di riprendere il suo posto nel lineup.

Rimanendo nella NL West i Dodgers hanno solo i rilievi Cingrani e Ferguson out, recuperabili in un mese, mentre i Giants vedono out Cueto per la TJS di agosto.

Gli Indians hanno dovuto fare a meno del loro shortstop e leadoff Lindor per quasi un mese, mentre ora mancano all’appello Clevinger e Salazar, 2/5 della rotazione, che rientreranno in giugno, e Zimmer, esterno centro operato alla spalla destra a luglio ed ancora non al 100%.

I Mariners dovranno fare a meno del terza base Seager fino a giugno, per un’operazione alla mano sinistra, mentre sul monte LeBlanc, Strickland e Tuivailala saranno out ancora a lungo.

I Marlins aspettano solo il rientro del pitcher Julian Fernandez, out da aprile 2018 per la TJS, mentre i Mets dovrebbero rivedere presto in campo sia Justin Wilson sia Jed Lowrie, a differenza di Cespedes ed il pitcher Drew Smith che hanno poche speranze di giocare nel 2019.

Nei Nationals mancherà per altri 15 giorni Trea Turner, con Zimmerman appena inserito in lista e fuori a tempo indeterminato. Stessa incertezza che colpisce anche i lanciatori Glover, Rosenthal e Williams.

Negli Orioles si dovrà attendere ancora un mese perché Mark Trumbo rientri dopo l’operazione al ginocchio destro di settembre, mentre i lanciatori Bleier, Cobb e Karns non dovrebbero rimanere fuori a lungo.

Anche i Padres hanno una lunga lista di infortunati: i partenti Lamet e Richards sperano di rientrare dopo l’All Star, mentre gli esterni Pirela, Cordero e Jankowski potrebbero rientrare a giugno. I lanciatori Diaz, Kennedy e Castillo sono ancora sotto osservazione, mentre Nix ne avrà per almeno due mesi.

Nei Phillies dovrebbero rientrare a maggio Kingery e Quinn, Odubel Herrera non ha ancora una tabella definita, così come i rilievi Hunter e Robertson.

Texas deve fare a meno del prima base Guzman, dell’esterno Heineman e dei lanciatori Volquez, Smyly, Mendez e Farrell.

I Rays hanno appena tirato un sospiro di sollievo con il rientro del CY Snell, ma devono fare i conti con le TJ di Banda e De Leon, e con gli infortuni dei 3 battitori Wendle, Duffy e Meadows, tutti fuori almeno un mese.

I Red Sox hanno appena perso per un mese Eovaldi, mentre Nunez e Pedroia dovrebbero essere riattivati a metà maggio.

I Reds non hanno ancora visto calcare il campo a Scooter Gennett ed al pitcher Alex Wood, mentre ora anche Kemp si è infortunato e ne avrà per almeno un mese.

I Rockies hanno in lista infortunati solamente il loro miglior partente (Freeland), il catcher Iannetta e due pezzi importanti del bullpen (Rusin e McGee, entrambi fuori un altro mese), e per fortuna il loro top prospect, il rookie prima base McMahon, è rientrato da dieci giorni dalla IL battendo molto bene.

I Royals aspettano il rientro di Hahn a giugno e di Oaks a luglio, mentre il catcher Salvador Perez perderà tutta la stagione per la TJS(!!). Lucas Duda e Flynn non si sa ancora per quanto staranno fuori.

I sorprendenti Tigers hanno perso per tutta la stagione due pezzi della rotazione, operati di TJS Fulmer ed al ginocchio destro Matt Moore, mentre l’altro partente Zimmermann ne avrà “solo” fino a giugno!

I Twins sperano in maggio di veder rientrare lo slugger Sano e ed il rilievo Addison Reed, mentre i White Sox non potranno affidarsi a Kopech per tutta la stagione (TJS), mentre Giolito sembra pronto a rientrare e gli esterni Jay e Jimenez dovrebbero cavarsela con un paio di settimane di stop.

Questa la situazione a fine aprile, con quasi 200 giocatori fuori gioco, corrispondenti a 8 formazioni intere su 30! Speriamo il prosieguo dell’anno porti dei miglioramenti, in caso contrario l’obiettivo stagionale potrebbe diventare non giocare bene, ma rimanere in salute.

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MLB

Gli Yankees sopravvivono agli infortuni

Il vertice della AL East nei paraggi, un record abbondantemente sopra il 50%, le solite spaziali statistiche offensive e una più che dignitosa difesa sul monte di lancio: questo finora il bilancio degli Yankees.

Una squadra di bomber che come da tradizione primeggia in potenza, dietro solo alla sensazione stagionale Seattle, a Milwaukee e Dodgers per fuori campo e tra le prime sette per run segnate, ma che difetta ancora in precisione e nel raggiungimento delle basi (a metà classifica per valide, Obp e media in battuta, 26° per doppi e 28° per tripli). Aggiungiamo un ampio piazzamento tra le migliori dieci al lancio per Era, punti subiti, vittorie conseguite e opponents batting average!

Nulla di nuovo in queste peculiarità dalle parti del Bronx e non ci sarebbe niente di strano e sorprendente nel nostro preambolo visto che parliamo di una franchigia che ha fatto la storia dello sport mondiale e che, nonostante manchi il trionfo più bello da un po’ di anni, partiva anche in questa stagione con i favori dei pronostici per primeggiare insieme alle solite Boston (loro si in difficoltà) e Houston.

Invece possiamo definirla un’impresa vera e propria questa presenza nelle alte vette della classifica dato che una sfortuna senza precedenti la sta privando di un inimmaginabile numero di giocatori importanti e decisivi in ogni settore del field.

La lista infortunati, da aggiornare quotidianamente, somiglia infatti ad un pronto soccorso ospedaliero sportivo! L’ultimo grande nome a finire in questo elenco è niente meno che Aaron Judge, ovvero sia il numero uno a roster. Un pericoloso stiramento al muscolo obliquo dell’addome lo ha di recente messo KO e soprattutto lo ha lasciato senza diagnosi e tempi di recupero vista la pericolosità della zona interessata che nel maggiore dei casi porta a rientri piuttosto brevi (tre settimane) ma lascia però ampie possibilità di ricadute!

Il fenomenale hitter nonché guanto prelibato dell’outfield dal lancio potente – 72-36 il bilancio con lui, 28-26 senza nel 2018 – va ad aggiungersi a più di dieci elementi già stabili in injured list.

Tra questi ci sono altri titolari inamovibili all’Opening Day: Stanton (bicipite), Bird (piede), Andujar (spalla), Troy Tulowitzki (polpaccio) e fino a poco tempo fa Gary Sanchez, dignitosamente sostituito da Austin Romine. Tutti loro al momento hanno uno status di convocazione di 10 giorni ma ciò non è assolutamente scontato.

Lo stesso Clint Frazier, uno degli eroi grazie al quale si è superata l’emergenza, è out per problemi alla caviglia. Rimarchiamo questa assenza proprio perché in un team abituato ad esplodere colpi più che a piazzarli il “Red Thunder”, quinta overall draft pick ed ex top prospect, è finora l’unico in grado di battere sopra il .300 e ai vertici di squadra per valide e Rbi.

Tra i lanciatori si sapeva già dalla offseason dei cronici problemi alla cuffia rotatori per Luis Severino ma che fosse ancora oggi in 60-day IL non se lo aspettava nessuno; idem Ben Heller reduce dalla Tommy John e Jordan Montgomery che potrebbe ripresentarsi nel 2020! Più vicino a tornare sul monte sembra Dellin Betances, uno dei rilievi più affidabili per Aaron Boone, sperando che la cura al cortisone faccia il suo effetto.

E’ un reparto nel quale ha perso il suo posto Chad Green, retrocesso in minor dopo lo shockante inizio che lo ha visto arrivare ad Era e Whip vicini a 16.50 e 2.50!

Anche Didi Gregorius, in rehab pure lui dalla TJS, ne avrà ancora per un paio di mesi, così come Jacoby Ellsbury. Buone notizie invece pare arrivino dalla schiena di Aaron Hicks, fondamentale per il reparto esterni, il cui programma volto a verificare tiro dall’outfield e corsa sembra procedere senza intoppi e potrebbe restituirlo allo skipper per la seconda settimana di Maggio.

Oltre alla vecchia guardia e giocatori d’esperienza come Brett Gardner, sempre affidabile a sinistra e in battuta (5 hr) e DJ LeMahieu (poco sotto al .300 e leader per hit) con purtroppo recenti problemi al ginocchio destro, hanno portato avanti la baracca Gleyber Torres, dal quale si attende il campionato della consacrazione, Mike Tauchman dai Rockies, Gio Urshela da Toronto, ottimo nelle ultime uscite e miracoloso in difesa nella serie contro i Giants dove però è stato colpito alla mano sinistra da un lancio, Mike Ford (un debuttante) e Tyler Wade.

Se vogliamo però restringere a due nomi il miracolo che sta facendo sopravvivere New York alla sfortuna citiamo Luke Voit e Domingo German.

Il prima base continua nella sua stratosferica progressione che già nel finale del campionato passato lo aveva posto come ennesimo slugger di livello della “bomber’s era”, raggiungendo inoltre i primati storici di Ruth e Maris sul numero di valide e home run nelle prime 30 partite disputate.

Questo è servito a dimostrare ancora una volta l’abilità di Cashman negli scambi a credito e di come per stare di continuo al vertice non bastino solo investimenti improbi ma furbizia nelle stanze di comando. Conduce le statistiche di squadra per fuori campo e Rbi nonché a ridosso di Jeter e Texeira per la più lunga on-base streak dal 2009 in casa Yankees. Possiede pure una striscia aperta per hit e negli ultimi 13 match batte 18 su 49: pazzesco!

Il partente, dopo due anni a studiare i titolari, non solo non fa rimpiangere l’asso Severino, ma è tra i top five opener dell’intera lega.

Un reparto dove l’unico in difficoltà sembra JA Happ rispetto a Tanaka e Sabathia all’ultimo anno (non prima di essere arrivato a 3.000K) mentre Paxton sta giustificando l’investimento della dirigenza nonostante gli small parks presenti nella East, così come Adam Ottavino tra i rilievi.

Un settore qui sempre d’elite e che a parte la debacle di Chad Green, si ritrova ancora con profili affidabili come Chapman, Holder, Cessa, Britton, Loaisiga e Tommy Kahnle.

Il calendario ha presentato quasi tutti scontri con squadre sotto al 50% di vittorie tranne gli Astros, dai quali si è subito uno sweep pure se combattuto. Per onor di cronaca dobbiamo far notare però che gli unici team come forza nettamente inferiore agli Yankees sono stati Baltimore, White Sox (4 sconfitte in 9 incontri comunque) e i Royals. Vincere contro Red Sox ed Angels cinque partite su sei in formazione nettamente rimaneggiata lo consideriamo un risultato di prestigio.

L’avvio di campionato può dunque ritenersi più che positivo in particolare perché i leader (Stanton in testa) sembrano vicini al ritorno in campo; si spera piuttosto che il problema di Judge sia meno grave del previsto: questo permetterebbe a New York di iniziare a volare facendo il vuoto dietro di sé.

 

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NFL

NFL Draft 2019: le pagelle per ogni team NFC

Spese troppe parole per l’American Football Conference, è arrivato il momento di concentrarsi su quanto fatto in National Football Conference, o se preferite le abbreviazioni, NFC: in AFC non ci sono gli eccentrici Raiders, ma degli altrettanto stravaganti Arizona Cardinals, team che negli ultimi mesi ci ha dimostrato come mai tenerli lontani dai riflettori sia la migliore idea possibile.
Incominciamo?

NFC NORTH

Chicago Bears

Cosa serviva: aiuto in secondaria, aggiungere profondità nella linea d’attacco e qualche skills player.

Com’è andata: David Montgomery, Iowa State, RB (73); Riley Ridley, Georgia, WR (126); Duke Shelley, Kansas State, CB (205); Kerrith White, Florida Atlantic, RB (222); Stephen Denmark, Valdosta State, CB (238).

Analisi: Le ripercussioni della trade che ha portato Mack in Illinois sono hanno fatto sì che la prima scelta di Chicago fosse la numero settantre, utilizzata per dare all’imprevedibile Cohen un nuovo compagno di giochi, David Montgomery: Cohen ha ampiamente dimostrato di poter essere sempre e comunque pericoloso con la palla in mano, ma aspettarsi che un giocatore con il suo fisico riesca a gestire un carico di lavoro da vero runningback sarebbe folle, pertanto mi è piaciuta questa scelta. Ridley al quarto giro è un lampante steal, in quanto Chicago si è garantita un ricevitore in grado di correre ottime tracce e di rendersi pericoloso dalla slot; Shelley ha visto più di duecento giocatori venire selezionati prima di lui principalmente a causa delle sue ridotte dimensioni fisiche che con ogni probabilità porteranno Pagano ad utilizzarlo nella slot. White probabilmente non vedrà molto il campo come runningback, ma il potenziale che offre come returner potrebbe garantirgli qualche opportunità di mettersi in mostra; Denmark avrà bisogno di molto tempo prima di poter essere preso in considerazione, in quanto recentemente ha effettuato la transizione da wide receiver a cornerback: i tratti fisici sono indubbiamente presenti, tutto ciò che gli occorre è tempo ed assistenza da parte del coaching staff.

Voto: 6,5. Draft indubbiamente moncato dalla scarsa quantità di scelte possedute, ma nonostante ciò Chicago è riuscita nei propri intenti: hanno arricchito il backfield, aggiunto un potenziale playmaker come Ridley e dato profondità ad una secondaria che negli ultimi mesi ha perso qualche pezzo. Discreto draft.

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Detroit Lions

Cosa serviva: tight end, pass rusher ed un cornerback in grado di aiutare Slay.

Com’è andata: T.J. Hockenson, Iowa, TE (8); Jahlani Tavai, Hawaii, LB (43); Will Harris, Boston College, DB (81); Austin Bryant, Clemson, DE (117); Amani Oruwariye, Penn State, CB (146); Travis Fulgham, Old Dominion, WR (184); Ty Johnson, Maryland, RB (186); Isaac Nauta, Georgia, TE (224); P.J. Johnson, Arizona, DT (229).

Analisi: Come facilmente prevedibile, Detroit ha usato la propria scelta al primo round per un tight end: Hockenson è senza dubbio il tight end più completo e pronto a contribuire dell’intero draft, ma vista la mostruosa profondità nella posizione personalmente avrei utilizzato tale scelta per assicurarmi Ed Oliver, il miglior giocatore disponibile in quel momento. Non saprei come spiegarmi Tavai alla quarantatre, in quanto con ogni probabilità sarebbe stato ancora disponibile nei round successivi; buona chiamata quella di Will Harris, in quanto indirizza un bisogno piuttosto palese, anche se pure in questo caso a mio avviso sarebbero riusciti a selezionarlo più tardi. Oruwariye dà loro un cornerback estremamente fisico da schierare “a fianco” di Slay, mentre Bryant offre a Patricia profondità in un reparto che negli ultimi anni è stato troppo spesso inconsistente. Fulgham, Johnson e Nauta credo potranno contribuire -seppur in misura contenuta- fin da subito, poiché lo scorso anno Detroit ha per lunghi tratti schierato uno degli attacchi più asettici della lega: dovranno sicuramente guadagnarseli i loro snap, ma vista la pochezza del reparto offensivo dar loro una chance quanto prima possibile è nel loro miglior interesse.

Voto: 6. Non sono contro il loro operato in quanto posso capirlo, ma a mio avviso si sono lanciati in disperati reach in quattro delle prime cinque scelte: è vero che questa squadra ha delle gravissime lacune mai veramente indirizzate, ma credo anche che non comprendere il valore assoluto delle proprie scelte sia sciocco, in quanto in un draft così profondo potevano sicuramente assicurarsi giocatori più pronti a contribuire da subito.

https://www.instagram.com/p/Bwt5u4qn4Lf/

Green Bay Packers

Cosa serviva: rafforzare la linea d’attacco, mettere Rodgers a proprio agio e ritoccare ulteriormente pass rush e secondaria.

Com’è andata: Rashan Gary, Michigan, OLB (12); Darnell Savage, Maryland, S (21); Elgton Jenkins, Texas A&M, OG (44); Jace Sternberger, Texas A&M, TE (75); Kingsley Keke, Texas A&M, DE (150); Ka’dar Hollman, Toledo, CB (185); Dexter Williams, Notre Dame, RB (194); Ty Summers, TCU, LB (226).

Analisi: Molti analisti hanno bollato le prime due scelte dei Packers come reach, ma proviamo a farci luce: Gary a Michigan non sempre è stato in grado di mettere sul tavolo una produzione che rispecchi il suo talento, ma ciò non preclude la possibilità che in NFL trovi la consistenza necessaria per aiutare l’intero reparto a compiere il definitivo salto di qualità. Per quanto riguarda Savage, forse potevano garantirselo un po’ dopo, ma è indubbio che la sua fisicità e velocità aiuteranno fin da subito una difesa completamente rivoluzionata in questi ultimi mesi. Jenkins è un ottimo pass blocker che renderà indubbiamente la vita più facile a Rodgers, ed esserselo assicurati con la quarantaquattro rappresenta un ottimo value; Sternberger non è sicuramente il tight end più imponente del draft, ma la sua produzione collegiale potrebbe garantirgli un buon numero di snap più prima che poi, considerata anche l’insofferenza sviluppata verso Graham dopo un primo anno assolutamente deludente. Keke alla centocinquanta è uno steal, in quanto garantirsi un potenziale titolare così avanti nel draft è un qualcosa definibile solamente utilizzando questa etichetta; Hollman e Summers dovranno lottare ardentemente per garantirsi un posto nel roster, poiché negli ultimi anni il front office dei Packers ha aggiunto quanti più defensive back possibile, mentre Dexter Williams offre intrigante potenziale da big play in una posizione in cui Jones al momento sembra destinato a ricevere la quasi totalità degli snap.

Voto: 7,5. Buon draft quello dei Packers, che pure in quest’occasione hanno compiuto decisi sforzi nel tentativo disperato di migliorare la tanto discussa difesa: nel mentre sono pure riusciti ad aggiungere un potenziale punto fermo nella linea d’attacco per il futuro prossimo. Dovranno dimostrarsi in grado di giustificare l’entusiasmo, ma se non altro non possono rimproverarsi la mancanza di sforzo.

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Minnesota Vikings

Cosa serviva: mettere Cousins in condizione di lanciare il pallone senza temere per la propria vita.

Com’è andata: Garrett Bradbury, N.C. State, C (18); Irv Smith, Alabama, TE (50); Alexander Mattison, Boise State, RB (102); Dru Samia, Oklahoma, OG (114); Cameron Smith, USC, LB (162); Armon Watts, Arkansas, DT (190); Marcus Epps, Wyoming, S (191); Oli Udoh, Elon, OT (193); Kris Boyd, Texas, CB (217); Dillon Mitchell, Oregon, WR (239); Olabisi Johnson, Colorado State, WR (247); Austin Cutting, Air Force, LS (250).

Analisi: Bradbury è senza ombra di dubbio predestinato ad una maglia da titolare fin da subito, in quanto secondo molti analisti l’ex N.C. State è uno dei migliori centri usciti dal draft negli ultimi anni. Irv Smith probabilmente andrà a rimpiazzare l’attempato Rudolph e potrà rendersi utile anche in run blocking; Mattison è un’ottima polizza assicurativa per Dalvin Cook, runningback tanto fragile quanto talentuoso, mentre Samia grazie alla propria fisicità e rabbia agonistica potrebbe calcare il campo in tempi relativamente brevi. Smith è un ottimo run defender, Watts può risultare piuttosto efficace nel portare pressione dall’interno ed Epps è un safety vecchia scuola che non ha timore di sacrificare il proprio corpo in nome di una big hit: tutti loro probabilmente non riceveranno fin da subito un numero considerevole di snaps, ma avranno l’opportunità di imparare da alcuni dei migliori nel ruolo. Johnson ha tutte le carte in regola per trasformarsi in steal, mentre Mitchell avrà bisogno di tempo per trasformarsi in un ricevitore completo, ma la sua abilità nel generare yards con la palla in mano potrebbe spingere Minnesota a dargli un posto nel roster.

Voto: 7,5. Missione compiuta: l’obiettivo era quello di mettere Cousins in condizione di arrivare ai quarant’anni e questo draft è stato modellato proprio intorno a questa idea. Oramai l’investimento è stato fatto, pertanto metterlo nelle migliori condizioni possibili per onorare il proprio contrattone è stata senza dubbio la scelta più saggia: nel mentre, però, hanno anche dato profondità ad un reparto difensivo che sta inesorabilmente invecchiando.

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NFC EAST

Dallas Cowboys

Cosa serviva: un tight end, rafforzare entrambe le linee ed aggiungere ulteriore profondità in secondaria.

Com’è andata: Trysten Hill, UCF, DT (58); Connor McGovern, Penn State, OG (90); Tony Pollard, Memphis, RB (128); Michael Jackson, Miami, CB (158); Joe Jackson, Miami, DE (165); Donovan Wilson, Texas A&M, S (213); Mike Weber, Ohio State, RB (218); Jalen Jelks, Oregon, EDGE (241).

Analisi: Trysten Hill andrà a rimpiazzare il recentemente ritirato Irving: esplosività e primo passo sono le sue armi migliori e con ogni probabilità saprà contribuire fin da subito. McGovern potrebbe essere la risposta all’annoso problema della guardia sinistra e credo avrà modo di mettersi in mostra fin da subito; Pollard e Weber sono due runningback che hanno fatto dell’elusività il proprio tratto distintivo e Pollard nello specifico potrebbe quasi essere visto come slot receiver piuttosto che vero e proprio runningback, in quanto è partito dalla slot nel 70% degli snap giocati lo scorso anno. Michael Jackson -che come Michael Jordan lo si trova in ogni draft- è un cornerback estremamente fisico che rappresenta una polizza assicurativa nel caso di dipartita di Byron Jones durante la prossima free agency, mentre Joe Jackson è un pass rusher criminalmente sottovalutato in grado di arrivare al quarterback con discreta regolarità. Wilson è un safety estremamente fisico che saprà assicurarsi un posto nel roster grazie al contributo negli special teams ed alla sua carismatica personalità.

Voto: 7+. Discreto draft pure quello dei Cowboys, che si sono garantiti due possibili contributori immediati in Hill e McGovern. L’importanza degli altri giocatori selezionati probabilmente la scopriremo solo fra un paio di anni, ma ciò non basta per abbassare una valutazione che ha perso qualche punto per la mancata selezione di un tight end.

https://www.instagram.com/p/Bwx9TeAAhrj/

New York Giants

Cosa serviva: forse tutto, forse niente. Chiedete a Gettleman per maggiori informazioni.

Com’è andata: Daniel Jones, Duke, QB (6); Dexter Lawrence, Clemson, DT (17); Deandre Baker, Georgia, CB (30); Oshane Ximines, Old Dominion, DE (95); Julian Love, Notre Dame, CB (108); Ryan Connelly, Wisconsin, LB (143); Darius Slayton, Auburn, WR (171); Corey Ballentine, Washburn, CB (180); George Asafo-Adjei, Kentucky, OT (232); Chris Slayton, Syracuse, DT (245).

Analisi: Non ho intenzione di perdermi in analisi troppo approfondite, a volte less is more: Daniel Jones alla sei è un errore, un gravissimo errore, in quanto utilizzare una scelta così alta per un giocatore che probabilmente dovrà aspettare tre anni prima di portare il suo contributo alla causa è una clamorosa sciocchezza, aggravata dal fatto che con tale scelta avrebbero potuto garantirsi Allen. Lawrence va di fatto a ricoprire l’immensa lacuna creatasi con la dipartita di Snack Harrison, mentre Baker va ad aiutare in una posizione di assoluto bisogno e, stranamente, non è etichettabile come reach. Ximines e Love sono state due scelte che mi sono piaciute, in quanto il primo è un pass rusher schematicamente adeguato ai piani di Bettcher, mentre il secondo è un cornerback estremamente difficile da battere soprattutto con la palla in aria: doveva essere selezionato molto prima. Ballentine rende al meglio in copertura a uomo; Slayton e Asafo-Adjei potrebbero vedere il campo anche da rookie, in quanto entrambi hanno il potenziale e le abilità per rendersi utili fin da subito.

Voto: 5,5. Non riesco a metabolizzare la decisione di prendere Jones con la sesta scelta assoluta: ecco a voi spiegata la rara insufficienza.

https://www.instagram.com/p/BwxsMFyBhOx/

Philadelphia Eagles

Cosa serviva: individuare il successore di Peters, aiuto in secondaria, pass rusher ed un vero runningback one.

Com’è andata: Andre Dillard, Washington State, OT (22); Miles Sanders, Penn State, RB (53); J.J. Arcega-Whiteside, Stanford, WR (57); Shareef Miller, Penn State, DE (138); Clayton Thorson, Northwestern, QB (167).

Analisi: Dillard con ogni probabilità era il miglior tackle disponibile lo scorso fine di settimana e Philadelphia si è di fatto garantita il successore al sempre eccellente ma non eterno Jason Peters: pochi altri giocatori si sono dimostrati altrettanto efficaci nel pass blocking e la coppia del futuro Dillard-Johnson potrebbe essere definita come il miglior duo di tackle della lega. Ottima scelta quella di prendere Miles Sanders, runningback che credo abbia distrutto ogni speranza di Jordan Howard di ricevere la maggioranza delle portate: se riuscirà a ridurre i fumble potrebbe ritagliarsi uno spazio importante fin da subito. Eccellente Arcega-Whiteside alla cinquantasette, in quanto pochi ricevitori sono altrettanto efficaci nel vincere le cosiddette fifty-fifty jump-ball: come nel caso di Sanders, credo che gli saranno date diverse opportunità di mettersi in mostra fin da subito. Miller, anche se avrà bisogno di tempo, è un project player che possiede tratti fisici ed atletismo necessari per trasformarsi in un pass rusher da dieci sack costanti, mentre selezionare un quarterback era fondamentale, vista la dipartita di Foles.

Voto: 8. Poche scelte ma mirate e di qualità: ottimo draft quello degli Eagles, che sono riusciti ad indirizzare i principali bisogni mettendo le mani su giocatori che probabilmente sapranno rendersi utili alla causa fin da subito. Ho personalmente amato le scelte di Sanders ed Arcega-Whiteside.

https://www.instagram.com/p/BwzlSjaFz6J/

Washington Redskins

Cosa serviva: quarterback del futuro -e presente-, ricevitori e pass rusher.

Com’è andata: Dwayne Haskins, Ohio State, QB (15); Montez Sweat, Mississippi State, OLB (26); Terry McLaurin, Ohio State, WR (76); Bryce Love, Stanford, RB (112); Wes Martin, Indiana, OG (131); Ross Pierschbacher, Alabama, C (153); Cole Holcomb, North Carolina, LB (173); Kelvin Harmon, North Carolina State, WR (206); Jimmy Moreland, James Madison, CB (227); Jordan Brailford, Oklahoma, EDGE (253).

Analisi: Haskins, il quarterback più pro-ready -a mio avviso- del draft, alla quindici indubbiamente alzerà la loro valutazione, in quanto Washington è riuscita ad indirizzare un problema che tormentava il loro presente e futuro: regalargli pure McLaurin, compagno di squadra al college, dà a Washington un pericoloso deep threat con già ottima intesa con il proprio quarterback titolare. Sweat, problemi cardiaci permettendo, potenzia immediatamente il pass rush in quanto pochi prospetti disponibili erano in grado di arrivare al quarterback avversario con altrettanta consistenza. Love dà a Gruden un’altra interessante opzione in un backfield che zitto zitto si è trasformato in uno dei più profondi della lega; Martin e Pierschbacher garantiscono profondità in un reparto negli ultimi anni martoriato da infortuni ed ovvia instabilità. Holcomb, Moreland e Brailford migliorano profondità e qualità del reparto difensivo e personalmente sono curioso di vedere cosa sia in grado di fare Moreland in NFL: la ragione per cui è stato selezionato così tardi è la statura, ma in questi anni ha dimostrato di possedere un fiuto per l’ovale più da ricevitore che da defensive back. Harmon alla 206? Potenziale steal.

Voto: 9. In assoluto il mio draft preferito: Washington si è garantita giocatori attorno al quale costruire una vera e propria contender. Sono riusciti ad ottenere esattamente ciò che volevano senza mai sacrificare nulla ed un paio di scelte nei round tardivi potrebbero, tra qualche anno, essere visti come autentici steal: la strada per il successo è ancora lunga ed impervia, ma questo draft sembra averli incanalati sui binari, finalmente, giusti.

https://www.instagram.com/p/BwvFK41jGAS/

NFC WEST

Arizona Cardinals

Cosa serviva: un po’ di chiarezza ed in generale, tutto.

Com’è andata: Kyler Murray, Oklahoma, QB (1); Byron Murphy, Washington, CB (33); Andy Isabella, Massachusetts, WR (62); Zach Allen, Boston College, DE, (65); Hakeem Butler, Iowa State, WR (103); Deionte Thompson, Alabama, S (139); Keesean Johnson, Fresno State, WR (174); Lamont Gaillard, Georgia, C (179); Joshua Miles, Morgan State, OT (248); Michael Dogbe, Temple, DT (249); Caleb Wilson, UCLA, TE (254).

Analisi: Sistemata -con poca classe, ma andiamo oltre- la questione Rosen, Arizona ha garantito a Kingsbury tutto il necessario per costruire il proprio attacco dei sogni: Murray è un playmaker in grado di cambiare l’esito di una partita -e di un’intera organizzazione- tanto con le braccia quanto con le gambe ed i dubbi sul suo conto a causa della statura credo che fra qualche anno ci procureranno grasse risate. Isabella e Butler erano due dei migliori ricevitori disponibili: il primo fornisce a Murray un deep threat in grado di macinare yards after catch mentre il secondo un ricevitore fisico e completo che se in grado di risolvere i problemi di drop potrebbe trasformarsi in un gigantesco steal. Murphy, agli occhi di molti il miglior cornerback disponibile, al secondo giro è un altro affare anche perché può risolvere definitivamente la perenne ricerca di un compagno di merende per Patrick Peterson, la cui vita sarà resa più facile anche dall’innesto di Thompson, safety che doveva essere selezionato ben prima che alla centotrentanove. Zach Allen è un ottimo run defender che sta sempre più migliorando come pass rusher e che potrebbe formare con Jones un prodigioso duo; Johnson e Wilson potranno essere utilizzati da Kingsbury in svariati modi e rimpolpano ulteriormente un corpo ricevitori uscito immensamente potenziato dal draft, mentre Gaillard e Miles potrebbero aver modo di vedere il campo fin da subito in quanto la linea offensiva dei Cardinals è fra le peggiori in assoluto della lega.

Voto: 8+. Kingsbury ha ottenuto esattamente ciò che voleva, ed ora tocca a lui dimostrare di essere in grado di orchestrare un attacco ricolmo di potenziale. Personalmente avrei indirizzato con più decisione la linea d’attacco, reparto assolutamente putrido lo scorso anno, ma tutto sommato ciò non può oscurare quanto di buono fatto: potrebbe essere divertente vederli giocare.

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Los Angeles Rams

Cosa serviva: rimpolpare ulteriormente il pass rush, migliorare la secondaria ed individuare il post Whitworth.

Com’è andata: Taylor Rapp, Washington, S (61); Darrell Henderson, Memphis, RB (70); David Long, Michigan, CB (79); Bobby Evans, Oklahoma, OG (97); Greg Gaines, Washington, DT (134); David Edwards, Wisconsin, T (169); Nick Scott, Penn State, S (243); Dakota Allen, Texas Tech, LB (251).

Analisi: Rapp andrà a rimpiazzare il dipartito Joyner e con Weddle formerà un tandem di safety non particolarmente atletico, ma estremamente cerebrale ed in grado di arrivare al pallone con buona continuità. Interessantissima la selezione di Henderson con la numero settanta: che l’era Gurley sia vicina ad una precoce conclusione? Buona scelta quella di David Long alla settantanove: il ragazzo ha concesso solamente 18 ricezioni in tutta la sua carriera universitaria, e credo vedrà il campo fin da subito. Evans ed Edwards vanno a migliorare la profondità di una buonissima linea d’attacco ed Evans in particolare sembra destinato a sostituire Whitworth una volta che l’ex Bengals appenderà gli scarpini al chiodo: nel mentre può svezzarsi come guardia, ruolo in cui la dipartita di Saffold ha creato una lacuna. Gaines è un nose tackle che guadagnerà il pane grazie alla difesa sulla corsa, in quanto offre poco per quanto riguarda il pass rush. Nick Scott e Dakota Allen -star di Last Chance U- danno ulteriore profondità al reparto difensivo e probabilmente i loro primi snap li giocheranno negli special teams.

Voto: 7. Sono riusciti ad indirizzare la maggior parte dei bisogni e nel mentre hanno aggiunto profondità in posizioni piuttosto delicate: Los Angeles vuole vincere ora, pertanto i vari Rapp e Long dovranno riuscire a contribuire fin da subito. Draft non spettacolare ma solido, ed a volte ciò basta ed avanza ad una contender.

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San Francisco 49ers

Cosa serviva: rinforzare la secondaria e mettere Garoppolo in condizione di rendere al meglio.

Com’è andata: Nick Bosa, Ohio State, DE (2); Deebo Samuel, South Carolina, WR (36); Jalen Hurd, Baylor, WR (67); Mitch Wishnowsky, Utah, P (110); Dre Greenlaw, Arkansas, LB (148); Kaden Smith, Stanford, TE (176); Justin Skule, Vanderbilt, OT (183); Tim Harris, Virginia, CB (198).

Analisi: Aggiungere il miglior giocatore al draft e nel mentre rendere la propria linea difensiva una delle più profonde, giovani e spaventose della lega deve per forza di cose valere un buonissimo voto al lavoro di San Francisco: Bosa permette all’intera difesa di compiere un salto di qualità che li renderà indubbiamente più competitivi fin da subito. Samuel e Hurd probabilmente riceveranno numerosi snap fin da subito, in quanto l’abilità di Samuel nel correre tracce e nel macinare yards after catch aiuterà sicuramente Garoppolo, mentre Hurd -ex runningback- dovrà levigare alcuni aspetti del proprio gioco prima di poter guadagnare la fiducia di Jimmy-G. Harris e Greenlaw danno dinamicità e profondità alla parte posteriore del loro reparto difensivo, e personalmente credo che Harris alla 198 sia un’ottima value pick, mentre Smith e Skule per il momento dovranno accontentarsi di un ruolo da backup. Ho volontariamente saltato Wishnowsky, in quanto selezionare un punter con una scelta così alta a mio avviso non ha alcun senso, ma occorre ricordare che lo scorso anno i Seahawks con una mossa analoga si garantirono un First Team All-Pro in Dickson.

Voto: 7,5. Avrei voluto dar loro un otto tondo tondo, ma gettare alle ortiche una scelta così alta per un punter non mi ha lasciato altra scelta. San Francisco esce da questo draft assolutamente potenziata e rifornita ed a questo punto attendersi una qualificazione ai playoff ha decisamente senso: nonostante le loro ultime stagioni siano state clamorosi insuccessi principalmente a causa di continui infortuni e sfortuna generale, Shanahan sa che il tempo stringe.

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Seattle Seahawks

Cosa serviva: pass rusher, ampliare l’arsenale di Wilson ed aiuto di qualsiasi genere in secondaria.

Com’è andata: L.J. Collier, TCU, DE (29); Marquise Blair, Utah, DB (47); D.K. Metcalf, Mississippi, WR (64); Cody Barton, Utah, LB (88); Gary Jennings, West Virginia, WR (120); Phil Haynes, Wake Forest, OG (124); Ugo Amadi, Oregon, CB (132); Ben Burr-Kirven, Washington, LB (142); Travis Homer, Miami, RB (204); Demarcus Christmas, Florida State, DT (209), John Ursua, Hawaii, WR (236).

Analisi: Collier va di fatto a prendere il posto del recentemente tradato Clark, e la sua efficacia sia in difesa sulle corse che sul pass rush aiuterà Carroll a non sentire la mancanza del talentuoso defensive end spedito a Kansas City. Le voci di un imminente ritiro di Baldwin hanno spinto il front office ad investire pesantemente sui ricevitori: Seattle ha infatti selezionato l’iper-fisico Metcalf, il solido ed affidabile Jennings e l’intrigante Ursua, giocatore che avrà bisogno di molto allenamento prima di poter calcare il campo. L’atletismo e l’intelligenza di Barton potrebbero valergli una maglia da titolare fin da subito: lo stesso destino potrebbe essere riservato a Marquise Blair, il sostituto designato di Earl Thomas. Haynes dà profondità ad un’immensamente migliorata linea d’attacco, mentre Burr-Kirven potrebbe ritagliarsi uno spazio importante già da rookie grazie alla propria brillantezza in copertura. Homer e Christmas al momento non sembrano avere un ruolo ben preciso all’interno della squadra, ma nel caso di Homer siete ben consci di quanto a Carroll piaccia alternare più runningback durante il corso della partita.

Voto: 7. Draft solido nel quale Seattle ha voluto giustificare l’ingente sforzo economico appena compiuto per rinnovare Wilson: Metcalf ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un WR1 ed in una macchina da touchdown, mentre le scelte fatte sul versante difensivo donano della sempre apprezzabile velocità ad un reparto reduce da una dolorosa e rumorosa metamorfosi.

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NFC SOUTH

Atlanta Falcons

Cosa serviva: pass rusher, aiuto a Jarrett e rafforzare la secondaria, senza dimenticare di aggiungere talento e competizione nella linea d’attacco.

Com’è andata: Chris Lindstrom, Boston College, OG (14); Kaleb McGary, Washington, OT (31); Kendall Sheffield, Ohio State, CB (111); John Cominsky, Charleston, DE (135); Qadree Ollison, Pittsburgh, RB (152); Jordan Miller, Washington, CB (172); Marcus Green, Louisiana-Monroe, WR (203).

Analisi: Lo scorso anno, oltre ad una miriade d’infortuni in difesa, ad affossare costantemente i Falcons ci ha pensato una linea d’attacco che ha concesso ben 42 sack: nonostante molti vedessero un rafforzamento del front seven come necessità primaria, è chiaro che gli innesti di Lindstorm e McGary aiuteranno immediatamente un reparto offensivo che per anni è stato in grado -da solo- di decidere le fortune dell’intera squadra. Sheffield è ancora troppo grezzo per poter essere visto come titolare, ma probabilmente la mancanza d’alternative potrebbe costringere Atlanta a fargli assaggiare il campo più prima che poi; Cominsky possiede sicuramente talento e tratti fisici adeguati per avere successo in NFL, ma dietro il suo scivolone fino alla 135 troviamo le preoccupazioni causate dalla scarsa competizione incontrata a livello collegiale. Ollison e Green dovranno trovare un modo per ritagliarsi uno spazio consistente in un attacco che seppur non brillante come qualche anno fa rimane profondo e sempre temibile, mentre se Miller ritroverà la forma di qualche anno fa potrebbe rivelarsi un’ottima value pick.

Voto: 6,5. Mi sono piaciute le mosse indirizzate a migliorare la linea d’attacco, ma Atlanta aveva il disperato bisogno di garantirsi un defensive tackle -e pure un paio di pass rusher- in grado di dare manforte al povero Jarrett: ignorare completamente tale necessità a mio avviso si rivelerà un errore che Atlanta pagherà a caro prezzo. In una division di matrice offensiva come la NFC South non riuscire ad applicare pressione al quarterback avversario può costare veramente caro, anche quando l’attacco riesce a mettere a segno più di trenta punti.

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Carolina Panthers

Cosa serviva: pass rusher, aiuto lungo tutta la linea d’attacco ed aiuto in secondaria… e magari qualche ricevitore di possesso!

Com’è andata: Brian Burns, Florida State, DE (16); Greg Little, Mississippi, OT (37); Will Grier, West Virginia, QB (100); Christian Miller, Alabama, DE (115); Jordan Scarlett, Florida, RB (154); Dennis Daley, South Carolina, OT (212); Terry Godwin, Georgia, WR (237).

Analisi: Serviva disperatamente un pass rusher e Carolina si è assicurata uno dei migliori disponibili selezionando Brian Burns con la scelta numero sedici: generatore costante di pressione, Burns sarà un immediato titolare sul cui groppone saranno caricate forse troppe responsabilità. Gregg Little è un ottimo pass blocker e renderà la vita immensamente più facile, fin da subito, a Newton o chi per lui: Grier con la centesima scelta dà a Rivera un’intrigante alternativa nello sciagurato caso in cui Newton dovesse perdere partite la prossima stagione. Se Miller riuscirà a rimanere sano Carolina si sarà assicurata un buon pass rusher da schierare con Burns. Problemi fuori dal campo hanno reso Scarlett protagonista di uno scivolone fermato proprio dai Panthers, che si sono garantiti una buonissima alternativa allo stakanovista McCaffrey; Godwin e Daley potranno dir la loro pressoché subito, anche se vista la posizione in cui sono stati selezionati un posto nel roster è tutt’altro che garantito.

Voto: 7,5. Sono riusciti ad indirizzare bisogni urgenti garantendosi due contributori immediati come Burns e Little: ho apprezzato la scelta di Grier, in quanto date le condizioni fisiche di Newton avere un piano B era indispensabile, anche se personalmente avrei investito di più su skills player attorno a SuperMan, in quanto manca un ricevitore in grado di ricevere consistentemente palloni nel traffico.

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New Orleans Saints

Cosa serviva: mettere Brees in posizione di ottimizzare gli ultimissimi anni di carriera ed aiuto in secondaria.

Com’è andata: Erik McCoy, Texas A&M, C (48); Chauncey Gardner-Johnson, Florida, S (105); Saquan Hampton, Rutgers, S (177); Alize Mack, Notre Dame, TE (231); Kaden Elliss, Idaho, LB (244).

Analisi: La priorità dei Saints era quella di rimpiazzare il recentemente ritirato Max Unger, “capo” di una linea d’attacco che ha consistentemente permesso a Brees ed al running game di mettere insieme numeri da Madden: credevo McCoy venisse selezionato al primo round, invece fortunatamente per i Saints così non è andata e sono stati in grado di garantirsi un centro in grado di giocare titolare già da settembre. Gardner-Johnson alla centocinque è un esempio di value pick, in quanto la sua versatilità permetterà a Dennis Allen di usarlo in svariati modi, mentre Hampton e Elliss per il momento altro non servono che a garantire profondità all’intero reparto difensivo: la natura ibrida di Elliss, come nel caso di Gardner-Johnson, gli permetterà probabilmente di tastare il campo con consistenza già da rookie. Mack darà il suo contributo quasi esclusivamente come ricevitore in quanto troppo spesso si è rivelato inadeguato nel run blocking.

Voto: 7-. Poche scelte, ma almeno due di qualità: McCoy e Gardner-Johnson contribuiranno fin da subito in posizione di assoluto bisogno. Resta da vedere se l’aver sacrificato la scelta al primo giro per l’acerbo Davenport ricompenserà l’ingente sforzo fatto.

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Tampa Bay Buccaneers

Cosa serviva: qualsiasi genere di aiuto in difesa.

Com’è andata: Devin White, LSU, LB (5); Sean Bunting, Central Michigan, DB (39); Jamel Dean, Auburn, CB (94); Mike Edwards, Kentucky, S (99); Anthony Nelson, Iowa, OLB (107); Matt Gay, Utah, K (145); Scott Miller, Bowling Green, WR (208); Terry Beckner Jr., Missouri, DT (215).

Analisi: Qualcuno può storcere il naso davanti alla decisione di selezionare un inside linebacker con la quinta scelta assoluta, ma White affiancato a David dà ai Bucs un corpo linebacker dinamico ed estremamente moderno: solo il tempo riuscirà a dirci se esser passati oltre il portentoso Allen si rivelerà una buona scelta. Bunting potrebbe diventare un buon cornerback, ma personalmente credo ci fossero alternative migliori alla numero trentanove; Dean è un cornerback spaventosamente fisicato che ad una prima occhiata potrebbe essere tranquillamente scambiato per un linebacker, anche se una volta visto in azione uno non può che rimanere impressionato dal suo sovrumano atletismo. Edwards e Nelson avranno la possibilità di competere immediatamente per una maglia da titolare: Nelson in particolar modo è un giocatore che ha dimostrato di poter produrre con consistenza. Beckner è un mostro in grado di tenere occupati contemporaneamente due offensive lineman, mentre Miller potrebbe essere visto come l’immediato rimpiazzo di Adam Humphries. Non mi esprimo sul kicker Gay alla 145, in quanto sopra Tampa Bay sembra aleggiare una maledizione in grado di deragliare la carriera di qualsiasi kicker.

Voto: 7. Ho apprezzato infinitamente il fatto che Arians, allenatore di matrice offensiva, abbia deciso di dedicare tutte e cinque le sue prime scelte ad un reparto difensivo costantemente inetto: servirà tempo per capire se White con la quinta scelta assoluta sia un reach, ma è innegabile che vista la dipartita di Alexander Tampa Bay avesse bisogno di un sostituto da gettare immediatamente nella mischia e, a mio avviso, sono riusciti a compiere un salto di qualità.

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NFL

NFL Draft 2019: le pagelle per ogni team AFC

Dilungarsi in ampollosi preamboli oggi non ha alcun senso, in quanto in questi giorni andremo ad analizzare ogni singola -circa- scelta del draft appena concluso: il 2019 è ufficialmente iniziato, i roster hanno iniziato a prendere una forma più definita e per la prima volta da metà marzo abbiamo tanto, forse troppo, di cui parlare.
Iniziamo immediatamente questa maratona partendo come sempre da quanto fatto dai sedici team AFC e, nei prossimi giorni, ci concentreremo sulla NFC.
Facciamo luce.

AFC NORTH

Baltimore Ravens

Cosa serviva: più ricevitori, pass rusher, rinforzi lungo tutta la linea d’attacco ed aggiungere profondità al corpo linebacker.

Com’è andata: Marquise Brown, Oklahoma, WR (25); Jaylon Ferguson, Louisiana Tech, OLB (85); Miles Boykin, Notre Dame, WR (93); Justice Hill, Oklahoma State, RB (113); Ben Powers, Oklahoma, OG (123); Iman Marshall, USC, CB (127); Daylon Mack, Texas A&M, DT (160); Trace McSorley, Penn State, QB (197).

Analisi: Qual era l’obiettivo principale dei Ravens in questo draft? Mettere Lamar Jackson in condizione di crescere come passer, ed a mio avviso l’aggiunta di Hollywood Brown lo aiuterà immensamente nel suo percorso di crescita: Brown è una macchina da yards after catch, una costante minaccia alla quale bisogna mettere solamente il pallone in mano per causare veri e propri disastri. Ferguson probabilmente avrà bisogno di tempo ed allenamento per diventare consistentemente efficace in NFL, ma Baltimore negli anni ha dimostrato di essere assolutamente in grado di sviluppare questo genere di talenti; ottima presa quella di Boykin, altro giocatore che se allenato al meglio possiede ogni tratto desiderabile in un WR1: per ora immagino saprà rendersi utile in red zone. Justice Hill è quel runningback che ogni volta che tocca l’ovale può mettere a segno un touchdown da 80 yards; Mack e Powers danno profondità a reparti nei quali fra qualche anno potrebbero giocare titolari, mentre Iman Marshall se sarà in grado di eliminare penalità e rendere più fluidi i propri movimenti potrebbe trasformarsi nel compagno di scorribande di Humphrey per il futuro. McSorley può essere visto come una mini-polizza assicurativa per Jackson, in quanto ciò che offre è molto simile a ciò che ha spinto Baltimore ad affidare il proprio futuro all’ex Louisville.

Voto: 8. Ottimo draft il primo di DeCosta: l’obiettivo era quello di adattare il reparto offensivo alle abilità di Jackson e di metterlo in grado di progredire come quarterback, e sicuramente non si può dire che non abbia fatto il possibile per riuscire in tale intento. Ci sono punti interrogativi, ma con un pizzico di fortuna Baltimore potrebbe schierare uno degli attacchi più esplosivi ed atletici della lega.

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Cincinnati Bengals

Cosa serviva: portare avanti la massiccia ristrutturazione della linea d’attacco, linebacker e tight end.

Com’è andata: Jonah Williams, Alabama, OT (11); Drew Sample, Washington, TE (52); Germaine Pritt, N.C. State, LB (72); Ryan Finley, N.C. State, QB (104); Renell Wren, Arizona State, DT (125); Michael Jordan, Ohio State, C (136); Trayveon Williams, Texas A&M, RB (182); Deshaun Davis, Auburn, LB (210); Rodney Anderson, Oklahoma, RB (211); Jordan Brown, South Dakota State, CB (223).

Analisi: Spendere una scelta al primo round per un offensive lineman magari non esalterà la maggioranza dei tifosi, ma un tackle affidabile era ciò di cui Cincinnati aveva realmente bisogno: Williams ha mezzi atletici e cerebrali per essere un day one starter. Sample, da molti visto come uno dei tight end più completi disponibili lo scorso weekend, aiuterà immediatamente Cincinnati in entrambe le fasi offensive, anche se forse sarebbe stato disponibile anche qualche round dopo. Pratt andrà immediatamente a colmare il vuoto lasciato da Burfict e con ogni probabilità saprà gestire relativamente bene le pesanti responsabilità che gli saranno lanciate suo malgrado addosso. Finley al quarto giro è un colpaccio e credo che con ogni probabilità Taylor farà il possibile per trasformarlo nel quarterback del futuro: servirà tempo. Se Wren riuscirà a trovare consistenza, troverà pure una maglia da titolare più prima che poi e lo stesso discorso si può fare per Michael Jordan -lo troviamo ogni anno un Michael Jordan al draft-, centro che avrà bisogno di tempo non solo per acclimatarsi alla NFL, ma pure ad una posizione della quale deve ancora imparare parecchie cose. Brown in molti big board era dato come giocatore top 150 il quale scivolone fino al settimo round si può spiegare guardando il nome del college da cui proviene: purtroppo anche nel 2019 si tende a sopravvalutare “la competitività della division”.

Voto: 7,5. Missione -sulla carta- compiuta, Cincinnati è riuscita bene o male a soddisfare ogni bisogno: c’è il quarterback “del futuro”, ci sono gli indispensabili miglioramenti nella linea d’attacco, c’è il tight end e c’è pure un linebacker. Le rifondazioni sono un processo lungo e spesso doloroso e Cincinnati ha chiaramente bisogno di tempo e pazienza, ma la strada intrapresa sembra quella giusta.

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Cleveland Browns

Cosa serviva: aggiungere profondità in secondaria, rafforzare il centro della linea difensiva e migliorare ancora la linea offensiva.

Com’è andata: Greedy Williams, LSU, CB (46); Sione Takitaki, BYU, LB (80); Sheldrick Redwine, Miami, S (119); Mack Wilson, Alabama, LB (155); Austin Selbert, Oklahoma, K (170); Drew Forbes, Southeast Missouri, OG (189); Donnie Lewis, Tulane, CB (221).

Analisi: Parto con una semplice premessa: non credo che con la numero diciassette sarebbero riusciti a prendere un giocatore dall’impatto di OBJ, perciò tanto di cappello a Dorsey.
Detto questo, Cleveland è comunque riuscita ad aggiudicarsi con la quarantasei Greedy Williams e solo questa scelta basta per portare avanti la narrativa che li vede come veri vincitori dell’offseason: prevedere Williams fuori dalla top 20 era pressoché impossibile, eppure… Takitaki, oltre ad un cognome piacevole, è un linebacker polarizzante che in alcuni big board ha riscosso molti consensi, in altri decisamente meno; Redwine probabilmente avrà un assaggio di NFL dapprima come special teamer e da titolare quando avrà dimostrato di non incappare più in erroracci in copertura che possono costare sei punti alla propria squadra. Il potenziale di Mack Wilson è assolutamente fuori discussione, ma ad Alabama non si è mai dimostrato in grado di trasformarlo in produzione: tempo e pratica potrebbero renderlo un futuro Pro Bowler. Forbes e Lewis rappresentano due ottime value pick, mentre su Seibert mi rifiuto di esprimermi, in quanto due anni fa su queste righe esaltavo la selezione di Zane Gonzalez e sapete tutti come sia finita.

Voto: 7. Cleveland non aveva a disposizione un capitale di scelte particolarmente succulento, però è riuscita ad aggiungere solidi contributori ed a mettere le mani su uno dei migliori cornerback disponibili, Greedy Williams. Buon draft che va a completare quanto fatto a marzo: saranno competitivi, attenzione.

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Pittsburgh Steelers

Cosa serviva: il successore di Shazier, skills player ed ogni genere di aiuto in secondaria.

Com’è andata: Devin Bush, Michigan, LB (10); Diontae Johnson, Toledo, WR (66); Justin Layne, Michigan State, CB (83); Benny Snell, Kentucky, RB (122); Zach Gentry, Michigan, TE (141); Sutton Smith, Northern Illinois, EDGE (175); Isaiah Buggs, Alabama, DT (192); Ulysees Gilbert, Akron, LB (207); Derwin Gray, Maryland, OT (219).

Analisi: Qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire sul selezionare un inside linebacker nella top ten, ma Bush va a cementare un cratere apertosi con il terribile infortunio di Shazier, altro esempio di MLB scelto al primo round e che con un po’ più di fortuna avrebbe potuto entrare nella ricca epica difensiva degli Steelers. Nessun GM è ai livelli di Colbert quando si parla di valutare il talento di un ricevitore, pertanto Johnson potrebbe seriamente trasformarsi nell’ennesimo Pro Bowler di una lunga serie. Layne facilmente avrà modo di tastare il campo fin da subito, in quanto il perenne bisogno di cornerback aveva portato molti insider a vederli utilizzare la numero venti per indirizzare il problema: Layne potrebbe essere il loro uomo. Snell e Gentry dovranno pazientare prima di ricevere un buon numero di snaps, ma sappiamo tutti che Pittsburgh non ha alcun problema ad affidarsi ai propri giovani, specialmente in attacco; Sutton e Gilbert vanno a dare profondità a ruoli in cui non si può mai possederne abbastanza, mentre Gray avrà l’occasione di assimilare quanto più possibile dai membri di una delle migliori linee d’attacco della lega: potrebbe affermarsi come titolare, prima o poi.

Voto: 7,5. Assicurarsi un leader difensivo come Bush era fondamentale: se a questo aggiungiamo pure le selezioni di Johnson e Layne -due possibili titolari già a settembre- diventa facile essere affascinati da quanto fatto dagli Steelers. Buon draft, servivano immediati contributori ed a quanto pare Pittsburgh è riuscita ad assicurarsene un paio in posizioni di bisogno.

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AFC EAST

Buffalo Bills

Cosa serviva: rifondare il front seven difensivo e continuare a costruire attorno a Josh Allen.

Com’è andata: Ed Oliver, Houston, DT (9); Cody Ford, Oklahoma, OT (38); Devin Singletary, Florida Atlantic, RB (74); Dawson Knox, Mississippi, TE (96); Vosean Joseph, Florida, LB (147); Jaquan Johnson, Miami, S (181); Daryl Johnson, North Carolina A&T, EDGE (225); Tommy Sweeney, Boston College, TE (228).

Analisi: Purtroppo sono costretto ad “analizzare” e non posso dilungarmi su quanto sia estasiato da quanto fatto in questi mesi dai Bills: qualche giorno fa avete avuto occasione di capire quanto sia innamorato di Ed Oliver, pertanto ritornare sulla nona scelta assoluta non avrebbe senso, anche perché sono quasi più affascinato da Cody Ford alla trentotto, giocatore che sarà con ogni probabilità schierato come tackle ma che sicuramente potrà ricoprire con successo anche il ruolo di guardia. Singletary e Knox caricano di elettricità un attacco che sembra predestinato ad un mastodontico salto di qualità e per calmare i dubbi riguardanti la mancanza di “dimensioni” di Singletary mi basta semplicemente puntare il dito verso un certo Tarik Cohen. Joseph alle battute finali del quinto round può tranquillamente essere visto come altro steal, mentre i due Johnson danno profondità ad una difesa già discretamente rifornita. Probabilmente la prossima stagione sarà ancora una volta lontana dal poter essere definita un successo, ma Buffalo a mio avviso è sulla strada, finalmente, giusta.

Voto: 8+. Sono veramente affascinato da quanto combinato dai Bills, che silenziosamente hanno messo insieme uno dei migliori draft dell’anno: Oliver alla nove è definibile come semi-steal, così come Cody Ford alla trentotto, giocatore che a mio avviso era da top venti e la cui versatilità potrà tornare immediatamente comoda. Nei round successivi si sono assicurati potenziale su potenziale, in quanto non dimentichiamoci che Buffalo non ha alcuna fretta di vincere.

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Miami Dolphins

Cosa serviva: quarterback (??), aiuto di qualsiasi genere per la linea d’attacco e pass rusher.

Com’è andata: Christian Wilkins, Clemson, DT (13); Michael Deiter, Wisconsin, OG (78); Andrew Van Ginkel, Wisconsin, LB (151); Isaiah Prince, Ohio State, OT (202); Chandler Cox, Auburn, FB (233); Myles Gaskin, Washington, RB (234).

Analisi: Rosen vale sicuramente una scelta bassa al secondo round, ma temo per lui che sarà inserito in un contesto terribilmente simile a quello dei Cardinals dello scorso anno: il rischio che Miami si abbandoni al tanking sfrenato per Tua o Lawrence lo mette ancora una volta in una posizione decisamente poco invidiabile. Lawrence è un colosso in grado di mangiare blocchi e permettere al resto della linea difensiva di sfruttare uno contro uno, ma francamente con la numero tredici sarei andato più per un pass rusher come Burns; Deiter risponde ad un bisogno primario, soprattutto con un quarterback inesperto come Rosen da proteggere, e potrebbe passare anni in Florida come titolare. Van Ginkel è il classico prospetto che con ogni probabilità a settembre non saprà rendersi utile alla causa, ma con un po’ di pazienza potrebbe terrorizzare i quarterback avversari per gli anni a venire; Prince, nonostante sia stato scelto piuttosto tardi, potrà lottare fin da subito per una maglia da titolare, ma per vincerla dovrà trovare una consistenza raramente esibita al college. Gaskin probabilmente vedrà il campo o in garbage time o in caso di infortuni a chi davanti in depth chart, mentre aggiungere un fullback può darci una preliminare indicazione di ciò che Flores vorrà dal suo attacco.

Voto: 7. Wilkins forse non risponde ad un loro bisogno primario, ma il suo talento da top ten non poteva essere ignorato; è inutile girarci troppo attorno, la mossa con la emme maiuscola non viene direttamente da una scelta, ma piuttosto dalla trade che ha portato Rosen in Florida: al modico prezzo di una scelta al secondo round potrebbero essersi assicurati il tanto agognato franchise quarterback.

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New England Patriots

Cosa serviva: pass rusher, skills player in grado di non far sentire eccessivamente la mancanza di Gronkowski e linebacker.

Com’è andata: N’Keal Harry, Arizona State, WR (32); Joejuan Williams, Vanderbilt, CB (45); Chase Winovich, Michigan, DE (77); Damien Harris, Alabama, RB (87); Yodny Cajuste, West Virginia, OT (101); Hjalte Froholdt, Arkansas, OG (118); Jarrett Stidham, Auburn, QB (133); Byron Cowart, Maryland, DE (159); Jake Bailey, Stanford, P (163); Ken Webster, Mississippi, CB (252).

Analisi: Mentre alcuni team -vedasi Baltimore- tentano di assemblare una squadra di velocisti, New England sta decisamente tornando indietro nel tempo facendo della fisicità il proprio marchio distintivo: Harry è un ricevitore estremamente abile nell’acchiappare palloni contestati e nonostante non sia un reale pericolo sul profondo, potrebbe dare a New England un’immediata arma in red zone nel post-Gronkowski. Williams è un gigante in grado di accoppiarsi con i ricevitori più fisici della squadra avversaria e sono sicuro che l’Incappucciato troverà un modo per renderlo più consistente e mascherare la sua mancanza di velocità; Winovich alla settantasette è un puro e semplice steal: sembra un giocatore assemblato in un laboratorio diretto proprio da Belichick e la sua inesauribile energia gli varrà snaps di qualità fin da subito. Selezionare un altro runningback ha perplesso i più, ma la recente corsa Super Bowl ci ha dimostrato quanto poter contare su più opzioni dal backfield possa mandare in crisi i defensive coordinator avversari; Cajuste e Froholdt potranno essere il nucleo della linea d’attacco del futuro, mentre Webster e Cowart aumentano la profondità di una secondaria sempre più spaventosa. Stidham sarà il successore di Brady? Impossibile predirlo, anche perché molto facilmente qualche squadra disperata lo strapperà ai Patriots per una seconda scelta al draft del 2024: un Tom Brady è per sempre, a quanto pare.

Voto: 8,5. Se vincono anche al draft è veramente finita: draft sensazionale, Williams e Winovich sembrano destinati a ricoprire un ruolo piuttosto importante fin da subito e con la supervisione di Belichick potrebbero trasformarsi in contributori fondamentali da subito. Qualcuno li fermi.

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New York Jets

Cosa serviva: migliorare la linea d’attacco, pass rusher ed aiuto in secondaria.

Com’è andata: Quinnen Williams, Alabama, DT (3); Jachai Polite, OLB, Florida (68); Chuma Edoga, USC, OT (92); Trevon Wesco, West Virginia, TE (121); Blake Cashman, Minnesota, LB (157); Blessuan Austin, Rutgers, CB (196).

Analisi: Nonostante la mai nascosta disponibilità a svendere la terza scelta assoluta, i New York Jets non hanno potuto fare a meno di garantirsi una stella pressoché sicura del calibro di Williams: gli unici asterischi vicini al suo nome li troviamo a causa della ridotta altezza, ma non devo essere sicuramente io a ricordarvi che un altro d-tackle considerato sottodimensionato al draft era Aaron Donald, il difensore più dominante della lega. Il pazzesco 2018 di Polite è stato vanificato da delle Combine sciagurate, e quello che a gennaio/febbraio era considerato un pressoché sicuro first rounder si è trasformato in un third rounder: il potenziale non manca e Gregg Williams potrebbe sicuramente ricavare un pass rusher da più di dieci sack a stagione. Edoga dovrà riuscire ad essere più consistente e “nel gioco” con la testa: in tal caso New York si sarebbe garantita un titolare per il futuro prossimo ed un ottimo tackle in grado di rendere la vita infinitamente più facile a Bell. Wesco probabilmente dovrà accomodarsi dietro Herndon, ma vista la sua abilità nel bloccare potrebbe tastare il campo più prima che poi; Cashman -altro cognome splendido- dà atletismo ad una difesa che abbonda di tale virtù, mentre Austin se si dimostrerà in grado di recuperare definitivamente da un grave infortunio al ginocchio potrebbe rivelarsi uno steal.

Voto: 7,5. Williams è già una stella oggi, a fine aprile, figuriamoci cosa sarà a settembre. Polite possiede talento da primo round ma delle Combine disastrose lo hanno fatto precipitare fino al terzo round, dove i Jets sono stati ben felici di accoglierlo: nonostante le poche scelte a disposizione New York è riuscita a mettere le mani su giocatori che miglioreranno da subito un roster che a questo punto è senza dubbio fra i più ricchi di talento nella lega.

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AFC WEST

Denver Broncos

Cosa serviva: il quarterback del futuro, aiuto di qualsiasi tipo per il front seven ed armi per il quarterback del presente.

Com’è andata: Noah Fant, Iowa, TE (20); Dalton Risner, Kansas State, OL (41); Drew Lock, Missouri, QB (42); Dre’Mont Jones, Ohio State, DT (71); Justin Hollins, Oregon, OLB (156); Juwann Winfree, Colorado, WR (187).

Analisi: Con ogni probabilità, Denver avrebbe speso la decima scelta assoluta per Noah Fant, tight end in grado di mettere Joe Flacco a proprio agio fin da subito: anche se non completo come l’ex compagno Hockenson, Fant è un atleta incredibile in grado di generare yards after catch come fosse uno slot receiver. Dalton Risner è quel giocatore che ogni tifoso spera di poter tifare nella squadra del cuore poiché la sua versatilità gli permette di ricoprire -ad ottimi livelli- più ruoli lungo la linea d’attacco; il vero capolavoro di Denver -e per una volta di Elway- è stato assicurarsi Lock con la numero quarantadue, nonostante molti lo vedessero come sicuro first rounder: dovrà decisamente migliorare consistenza e precisione prima di poter condurre un attacco, ma al momento non gli manca sicuramente il tempo poiché per il futuro più prossimo under center troveremo il veterano Flacco. Il cavallo di battaglia di Jones è la versatilità e grazie a ciò Denver si è garantita un futuro titolare ed un immediato contributore poiché avrà modo di assaggiare il campo fin da subito a causa di inevitabili infortuni; Hollins al momento aggiunge solamente profondità ad un reparto di primo livello che per essere definito tale deve poter pure contare su valide alternative. Winfree è stato preso come giocatore da sviluppare che probabilmente non avrà modo di vedere il campo per almeno un paio di anni ma che con un po’ di fortuna potrebbe ritagliarsi uno spazio in futuro, magari durante l’era Lock.

Voto: 8. Sono riusciti ad assicurarsi Fant, giocatore che con ogni probabilità avrebbero selezionato con la decima scelta poi ceduta agli Steelers; Risner è uno dei prospetti più duttili dell’intero draft che saprà rendersi utile in più modi fin da subito. Mettere le mani su Lock, il “quarterback del futuro” con la numero 42 a posteriori potrebbe rivelarsi come il vero colpo del draft: la definizione di value pick.

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Kansas City Chiefs

Cosa serviva: un sostituto per Hill, aiuto in secondaria, linebacker e profondità per quanto riguarda la O-line.

Com’è andata: Mecole Hardman, Georgia, WR (56); Juan Thornhill, Virginia, DB (63); Khalen Saunders, Western Illinois, DT (84); Rashad Fenton, South Carolina, CB (201); Darwin Thompson, Utah State, RB (214); Nick Allegretti, Illinois, OG (216).

Analisi: La trade che ha permesso a coach Reid di abbracciare il criminalmente sottovalutato Frank Clark è costata a Kansas City la scelta al primo round e gli sviluppi della terribile vicenda riguardante Hill hanno di fatto obbligato il front office ad utilizzare la loro scelta più alta per assicurarsi il suo successore, ossia Mecole Hardman: pretendere che offra immediatamente la produzione di Hill è utopico, però ha i mezzi atletici per emularlo anche se deve ancora crescere moltissimo come ricevitore prima di poter diventare il faro del passing game. Thornhill saprà rendersi utile pressoché subito, in quanto la sua versatilità ed intelligenza gli permettono di coprire con discreto successo sia il ruolo di cornerback che di safety, mentre Saunders è il classico esempio di super atleta con potenziale pressoché infinito: un suo utilizzo creativo potrebbe dare al loro enigmatico reparto difensivo una notevole spinta. Thompson al sesto giro è un affare, in quanto Reid si è dimostrato in grado di sfruttare a pieno le abilità dei propri skills player, mentre Fenton per il momento altro non serve che a dare profondità; Allegretti, infine, potrebbe essere utilizzato sia come guardia che come centro, ma starà a Reid decidere se affidare ad un rookie le chiavi della linea offensiva per rimpiazzare il dipartito Morse.

Voto: 6,5. La trade che ha portato Clark alla corte di Reid li ha privati di succulente scelte, ma KC è riuscita a rinforzare la secondaria ed a garantirsi Hardman, giocatore che con ogni probabilità riuscirà a ritagliarsi uno spazio importante fin da subito: vogliono vincere ora, ma sciaguratamente i loro giocatori chiave non riescono a rimanere fuori dai guai, perciò sarà fondamentale che i rookie riescano a contribuire fin da subito.

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Los Angeles Chargers

Cosa serviva: ricevitori, offensive tackle ed aiuto nel centro della linea difensiva.

Com’è andata: Jerry Tillery, Notre Dame, DT (28); Nasir Adderley, Delaware, S (60); Trey Pipkins, Sioux Falls, OT (91); Drue Tranquill, Notre Dame, LB (130); Easton Stick, North Dakota State, QB (166); Emeke Egbule, Houston, OLB (200); Cortez Broughton, Cincinnati, DT (242).

Analisi: Ci limitassimo a parlare di talento, Tillery sarebbe stato quasi certamente selezionato nella top ten, ma un infortunio alla spalla lo ha reso protagonista di una caduta libera fermata dai Chargers: se mostrerà di averlo superato del tutto Los Angeles si è garantita un futuro Pro Bowler che con Adderley va a dare ulteriore linfa ad una delle difese più giovani e forti del campionato. Pipkins con ogni probabilità è stato selezionato troppo presto e salvo miracoli al training camp non potrà contribuire fin da subito, e sinceramente ciò mi perplime, in quanto avrebbero potuto mettere le mani su qualcuno pronto ad aiutarli immediatamente in una posizione di assoluta importanza. Tranquill e Egbule danno profondità, velocità e dinamicità al reparto difensivo, mentre Cortez Broughton tenterà di assicurarsi un posticino nel roster finale grazie alla propria esplosività e primo passo, anche se dovrà drasticamente migliorare l’utilizzo delle mani, utensili di primaria importanza per un lineman. Stick è un atleta sensazionale che dovrà assimilare il più possibile da Rivers per provare lanciare la propria candidatura una volta finito il regno del numero 17.

Voto: 7,5. Personalmente avrei indirizzato prima i problemi della linea d’attacco: ciò non cambia il fatto che Tillery possa rendersi utile fin da subito, migliorando una già buonissima difesa nella quale pure Adderley sarà costretto a contribuire fin da subito. Draft solido che ha rafforzato ulteriormente una delle più promettenti difese della lega, esattamente ciò di cui i Chargers avevano bisogno.

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Oakland Raiders

Cosa serviva: di tutto, principalmente in difesa.

Com’è andata: Clelin Ferrell, Clemson, DE (4); Josh Jacobs, Alabama, RB (24); Johnathan Abram, Mississippi State, S (27); Trayvon Mullen, Clemson, CB (40); Maxx Crosby, Eastern Michigan, DE (106); Isaiah Johnson, Houston, CB (129); Foster Moreau, LSU, TE (137); Hunter Renfrow, Clemson, WR (149); Quinton Bell, Praire View A&M, EDGE (230).

Analisi: Mayock e Gruden hanno sicuramente fatto i compiti per casa e, probabilmente, sanno ciò che stanno facendo, ma Ferrell con la numero quattro francamente non riesco ancora a spiegarmelo: l’affinità schematica c’è ed è una variabile mai da sottovalutare, ma con una scelta così alta Oakland avrebbe potuto mettere le mani su portentosi pass rusher del calibro di Allen, Oliver o Burns. Ho amato la scelta di affidare le chiavi del backfield a Jacobs, di gran lunga il miglior runningback -o perlomeno, il più “sicuro”- disponibile, e non ho molto da contestare per quanto riguarda Abram, safety iper fisico che dà il proprio meglio in run defense. Mullen con la quaranta è un’altra scelta che mi confonde, in quanto sicuramente le misure ci sono, ma mi sembra ancora troppo grezzo per poter giocare da settembre e da una scelta al secondo round aspettarsi un contributo immediato non è follia. Crosby è uno di quei giocatori che compensa i limiti atletico-tecnici con un’intensità a momenti quasi maniacale, mentre Isaiah Johnson è un altro cornerback che analogamente a Mullen possiede dimensioni ideali anche se nel suo caso a preoccupare è la poca esperienza, in quanto ricopre questo ruolo solamente da un paio di anni. Moreau e Renfrow sono due buone aggiunte in uno dei corpi ricevitori più ricco e profondo della lega e personalmente ammiro la passione ed il desiderio del piccolo ma mai domo Renfrow.

Voto: 6,5. Non voglio mettere in discussione il valore delle scelte di Mayock, ma è indubbio che aver selezionato Ferrell alla numero quattro rappresenti un chiaro “reach”: valutare l’intero draft senza rimanere condizionati da ciò mi è veramente difficile, pertanto il voto non può essere particolarmente alto. Sono comunque riusciti a garantirsi dei buoni giocatori in posizioni di assoluto bisogno: Jacobs e Moreau ottime scelte, a mio avviso.

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AFC SOUTH

Houston Texans

Cosa serviva: mettere Watson in grado di non subire quattro-cinque sacks a partita, aiuto in secondaria ed un three-down back .

Com’è andata: Tytus Howard, Alabama State, OT (23); Lonnie Johnson, Kentucky, CB (54); Max Scharping, Northern Illinois, OT (55); Kahale Warring, San Diego State, TE (86); Charles Omenihu, Texas, DE (161); Xavier Crawford, Central Michigan, CB (195); Cullen Gillaspia, Texas A&M, RB (220).

Analisi: Che Houston volesse Dillard era chiaro, così chiaro che Philadelphia non ha esitato ad imbastire uno scambio con Baltimore per anticipare la loro mossa: sconvolti da tale trade, sono andati a selezionare Tytus Howard, giocatore immensamente talentuoso ma visto dai più come project che come contributore da settembre. Johnson è l’ennesimo cornerback con dimensioni ed apertura alare perfette per il ruolo ma con gravi punti interrogativi circa efficacia e consistenza. Scharping alla cinquantacinque mi è piaciuto e lui, a differenza di Howard, sembra destinato ad un’immediata maglia da titolare: la linea d’attacco dei Texans è stata costantemente fra le peggiori nella lega lo scorso anno e proteggere il futuro di Watson deve essere la loro unica priorità. Warring è il classico cestista convertitosi in tight end ed ovviamente possiede i mezzi atletici per diventare una macchina da touchdown ma forse selezionarlo così presto non è stato appropriato; Omenihu è un ottimo run defender che con un po’ di pazienza potrebbe diventare pure un ottimo pass rusher, mentre per avere un’idea di cosa offra Crawford vi basterà leggere quanto detto su Lonnie Johnson: a quanto pare la statura serve ancora a garantire un lavoro in questa lega!

Voto: 6-. La confusione causata dal furto di Dillard ha sconquassato completamente i loro piani -anche se il tempo avrà modo di smentirmi- ed il loro voto è inevitabilmente condizionato dalla mancata selezione di un runningback in un round centrale: Lamar Miller è un buon giocatore, ma Houston per competere seriamente meriterebbe un runningback con più potenziale.

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Indianapolis Colts

Cosa serviva: aiuto in secondaria, ricevitori e difensori in grado di portare pressione dall’interno della linea difensiva.

Com’è andata: Rock Ya-Sin, Temple, CB (34); Ben Banogu, TCU, OLB (49); Parris Campbell, Ohio State, WR (59); Bobby Okereke, Stanford, LB (89); Khari Willis, Michigan State, S (109); Marvell Tell, USC, S (144); E.J. Speed, Tarleton State, LB (164); Gerri Green, Mississippi State, EDGE (199); Jackson Barton, UTAH, OT (240); Javon Patterson, Ole MIss, OL (246).

Analisi: Sto iniziando ad avere una seria man crush per Chris Ballard: accumulare scelte e grazie a quelle migliorare profondità e qualità del proprio roster selezionando i giocatori desiderati è indice di una maestria che un GM al terzo anno non dovrebbe avere. Ya-Sin doveva essere selezionato al primo round, in quanto dove altro lo vedreste un giocatore la cui ricezione più importante concessa misura solamente 17 yards? Banogu possiede atletismo e dimensioni che se saranno accompagnate da una costante crescita tecnica potrebbero valergli una maglia da titolare più prima che poi; Okereke e Willis, in misura minore di Banogu, offrono intrigante potenziale per il futuro in una difesa che promette sempre meglio. Tell sembra più destinato a giocare come cornerback che come safety, in quanto gli manca la fisicità necessaria per ricoprire tale posizione; Speed e Green per il momento offrono profondità in ruoli fondamentali: si può dire altrettanto di Barton e Patterson, due giovani di buone speranze che sono approdati in una delle linee offensive più brillanti della scorsa stagione.

Voto: 7,5. Altro giro, altro draft spettacolare degli Indianapolis Colts: Ya-Sin saprà rendersi utile fin da subito e dà a Reich un quasi sicuro day one starter, mentre i vari Campbell, Banogu ed Okereke offrono un immenso upside. Unica pecca? Non aver selezionato un d-tackle in un draft così profondo, ma occorre ricordare sempre e comunque che Indy dispone di una marea di spazio salariale: stanno costruendo una dinastia.

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Jacksonville Jaguars

Cosa serviva: pass rusher e qualsiasi tipo di aiuto per Nick Foles.

Com’è andata: Josh Allen, Kentucky, DE (7); Jawaan Taylor, Florida, OT (35); Josh Oliver, San José State, TE (69); Quincy Williams, Murray State, LB (98); Ryquell Armstead, Temple, RB (140); Gardner Minshew, Washington State, QB (178); Dontavius Russell, Auburn, DT (235).

Analisi: Ai più può sembrare che rifornire il pass rush non dovesse essere la priorità numero uno di Jacksonville in questo draft, ma è umanamente concepibile passare oltre un talento come quello di Allen? Anche perché sono riusciti ad assicurarsi l’uomo per il quale, secondo la quasi totalità dei mock draft, avrebbero dovuto investire la numero sette, ovverosia quel Jawaan Taylor il cui punto di forza è il run blocking: tutti già sapete che nonostante l’arrivo di Foles la mentalità dei Jaguars rimane run first, pertanto questo è un ottimo accoppiamento. Oliver è uno dei tight end più fisicamente dotati del draft, pertanto il fit è presente pure in questo caso; Quincy Williams quasi sicuramente sarebbe stato disponibile ben più tardi, ma evidentemente il front office dei Jags deve aver visto qualcosa in lui che li ha spinti alla follia pur di non correre il rischio di perderlo. Volete ulteriore fisicità? Aggiungiamo allora Ryquell Armstead, runningback estremamente difficile da contrastare e che si alimenta di contatto per rompere miriadi di tackle; Minshew è un quarterback estremamente sottovalutato che fa della precisione il suo punto di forza e che, con Foles come mentore, potrebbe maturare a tal punto di diventare titolare, prima o poi. Russell è un buon run defender che però faticherà a trovare spazio in un reparto di ricco di talento.

Voto: 8. Non perdiamoci in inutili analisi, riuscire ad assicurarsi Allen alla sette e Taylor alla trentacinque non può non valer loro un voto automaticamente alto: in molti mock-draft Taylor era associato a Jacksonville con la numero sette, non la trentacinque! Mi ha lasciato un po’ confuso la scelta di Quincy Williams, ma se ben allenato -e con un po’ di tempo- Jacksonville potrebbe avere fra le mani un futuro titolare. Che draft.

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Tennessee Titans

Cosa serviva: pass rusher, ricevitori ed aiuto in secondaria.

Com’è andata: Jeffery Simmons, Mississippi State, DT (19); A.J. Brown, Mississippi, WR (51); Nate Davis, Charlotte, OG (82); Amani Hooker, Iowa, S (116); D’Andre Walker, Georgia, OLB (168); David Long Jr., West Virginia, LB (188).

Analisi: Ignorando i terribili errori di gioventù, Simmons è un giocatore che se non fosse per la rottura del crociato di qualche mese con ogni probabilità sarebbe stato selezionato nella top five: tremendamente efficace sia sulla corsa che sul pass rush, Simmons possiede un talento in grado di svoltare completamente il destino dell’intero reparto. Sinceramente credevo che Brown venisse scelto al primo giro, non a metà del secondo, ma sta di fatto che Tennessee si è assicurata il ricevitore più completo dell’intero draft: mani, fisicità ed agilità avevano portato molti a vederlo come il miglior WR disponibile. Davis potrà giocare sia come guardia che come tackle visto che al college ha occupato entrambe le posizioni, ma facilmente si allineerà affianco al centro; Amani Hooker alla centosedici rappresenta un altro colpaccio, in quanto pochi safety si sono rivelati altrettanto efficaci in copertura. Walker e Long danno profondità in reparti in cui Tennesee ha sicuramente bisogno di aiuto: Walker credevo andasse via un po’ prima, ma evidentemente sbagliavo.

Voto: 7,5. Buon draft pure quello dei Titans: draft indirizzato chiaramente al futuro, in quanto la prima scelta Simmons forse non calcherà nemmeno il campo la prossima stagione. A.J. Brown alla cinquantuno rischia di essere il vero steal del draft e credo che con ogni probabilità il suo contributo sarà ingente fin da subito. Questo draft ha aggiunto profondità e competizione, ed a mio avviso l’impatto delle scelte fatte si farà sentire più negli anni a venire che nella prossima stagione.

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NBA

Playoffs NBA 2019: i pronostici delle semifinali di conference

Dopo un primo round nel quale abbiamo ampiamente dimostrato che anni e anni di partite e approfondimenti non servono ad una beata mazza al momento di azzeccare i pronostici, la redazione di Play.it USA  ha deciso di proseguire imperterrita nel percorso di distruzione della sua autostima e regalarvi le previsioni anche per il secondo turno dei playoff NBA (con un filo di ritardo ma il ponte pasquale ha colpito anche noi). Sulla carta tutte e quattro le serie si preannunciano molto incerte e divertenti: speriamo mantengano le promesse e se poi arrivassero quattro gare 7 non credo dispiacerebbe a nessuno.

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NFL

Chi sale e chi scende dopo il primo round del draft 2019

One down, two more to go: il draft è iniziato e, permettetemi, questo primo round è stato fra i più sorprendenti del nuovo millennio, in quanto parecchi colpi hanno colto di sorpresa anche il meno impressionabile degli addetti ai lavori.

Valutare la bontà delle decisioni di una franchigia solamente un paio di ore dopo la fine del primo turno può sembrare impossibile e fastidiosamente inutile, ma rimanere impassibile di fronte a queste prime trentadue scelte non mi è possibile: vediamo insieme chi ha vinto il primo turno e chi, purtroppo, no.

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NFL

Eligibles, season finale: il resoconto di quanto successo finora

Siamo arrivati, pure quest’anno, ai saluti: l’inesorabile tristezza che sta per assalire i vostri cuori può essere repentinamente placata pensando al fatto che fra pochissime ore, finalmente, andrà in scena il draft, l’evento principe dell’intera offseason.
La free agency, come già sapete, proseguirà imperterrita per il resto dell’anno, poiché non stiamo parlando di una finestra temporale, ma piuttosto una condizione “di vita” nella quale molti atleti si trovano anche dopo settembre: con le imminenti tre notti di Nashville, di fatto, il focus mediatico verrà definitivamente spostato sul plotone di nuovi giocatori che farà il proprio ingresso nella lega, esaudendo di fatto un sogno per il quale hanno sacrificato la loro intera esistenza.
Pertanto è naturale ed appropriato che la fine di Eligibles sia scandita da questo evento. Su con la vita però, c’è ancora un altro episodio da portare a termine, ed in queste righe vi racconterò alcune delle conclusioni tratte in luce degli eventi di questi ultimi mesi: partiamo.

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MLB

I Minnesota Twins in vetta alla Central

L’ambiziosa campagna acquisti dei Twins è stata pensata per ridurre il gap con Cleveland, tentando così di raggiungere lo spot della Wild Card o addirittura vincere una division sulla carta nettamente più debole delle altre vista la presenza di franchigie in ricostruzione ormai quasi decennale come Tigers, White Sox e Royals.

E’ presto per parlare ma un primo bilancio si può fare dato che un ottavo del campionato regolare è già trascorso. Notiamo a sorpresa che proprio la Central, da sempre pecora nera dell’American League, si ritrova con tre squadre sopra il 50%. Minnesota conduce il gruppo di un’incollatura sui favoriti Indians, che potrebbero alla lunga pagare qualche cessione eccellente della offseason – Donaldson, Brantley, Allen e Miller su tutti – nonché accusare l’assenza di un bullpen lungo e della forma precaria di un campione come Lindor, a causa di acciacchi continui.

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ABC del Football NFL Blog

Una partita ad Harpastum, primo antenato del nostro amato Football

Quest’anno il giorno di Pasqua è coinciso con il Natale di Roma, festa nella quale ogni 21 Aprile il Gruppo Storico Romano, splendida associazione non a scopo di lucro, riporta in vita qualche evento particolare che ha caratterizzato il passato capitolino.

E’ proprio il giorno della fondazione della Città Eterna che una compagnia di amici, legati dall’interesse storico verso le sue origini e gesta, diede inizio ad un’attività che dura dal 1994!! Il secolo I e II D.C. sono fra i tanti attori protagonisti di uno studio accurato che ricostruisce fedelmente riti, costumi, usanze, armature, oggetti vari, attività militari e gladiatorie, rievocazioni dei legionari, vestali, pretoriani, senatori, danzatrici e popolo, facendo rivivere l’animo, lo spirito ed ogni possibile emozione di un’epoca che ha fatto storia.

Tra tutte le promozioni culturali, artistiche e ricreative relative all’antica Roma, nella meravigliosa cornice delle terme di Caracalla è andata in scena la trasposizione di una partita ad Harpastum, con la Legione XI che è scesa in campo rendendo al massimo e nella maniera più credibile quello che è stato il vero antenato del calcio Fiorentino in primis, del rugby poi ed infine del Football Americano, che con le sue numerose regole lo possiamo definire oggi il “prodotto finito”!!