Tra le più belle realtà del panorama sportivo a stelle e strisce troviamo sicuramente gli Arizona Coyotes.
Nel momento in cui scriviamo la squadra di stanza nella Gila River Arena e allenata al secondo anno da Rick Tocchet si trova nei pressi della zona Wild Card a Ovest, vicina ai più forti Avalanche ma con una partita e mezzo di distanza a pochi giorni dal termine della regular season.
Le speranze dunque sono residue e questo lascia un po’ di amarezza se si analizza il periodo recente, nel quale i Desert Dogs avevano preso il comando di questa posizione e vedevano arrancare gli avversari di Colorado, intrappolati e incartati in una sorta di limbo fatto di sfortuna e sconfitte incredibili.
Sarebbe un peccato anche alla luce delle recenti indiscrezioni da parte del Board NHL riguardo un prossimo ed eventuale aumento di partecipanti ai playoff, con un nuovo format che non estenderebbe la durata della postseason ma consentirebbe una limitazione alle trasferte e costi relativi.
Attenzione però: comunque andrà a finire sarà un successo e parleremo di miracolo sia nel caso in cui si agguanti l’ottavo posto ma anche se si mancherà l’obiettivo. Questo perché ad inizio ottobre nell’arido deserto dalle parti di Glendale si attendeva l’ennesima stagione di transizione, fatta di sconfitte, delusioni e di una immagine da squadra cuscinetto.
Parliamo di un team giovane e simpatico che solamente da poco ha ritirato il primo numero della sua storia, il 19 del mitico Shane Doan, capitano che ha giocato con la stessa franchigia un’intera carriera, partendo dai Jets, poi spostati a Phoenix nel 1996.
A succedergli come leader e ad indossare la C sulla casacca è stato il difensore Oliver Ekman-Larsson: una grande soddisfazione per lui arrivata poco dopo aver rinnovato il contratto per otto campionati ad una remunerazione complessiva di 66M. E’ il quarto captain della storia dei Coyotes dopo Tkachuk, Numminem e lo stesso Doan.
Selezionato come sesta scelta assoluta nel 2009, lo svedese ha iniziato la stagione con un dignitoso palmares di 290 punti e 102 gol in 576 partite. Gratificato da tale investitura il ventisettenne da Karlskrona ha disputato la seconda miglior stagione della sua onorevole carriera e appaia l’ex rookie Keller come top scorer.
La dirigenza, per mano di John Chayka, dopo diverse annate deludenti, aveva dato il via alla ricostruzione basata su giovani talenti che ha forse causato il pessimo start dello scorso campionato, fino ad ingranare, concludere il 2018 con un ottimo 17-10-3 e ripartire ad ottobre con più sicurezza nei propri mezzi.
Il Gm oggi, felice per le bellissime performance, la fluidità sul ghiaccio dei suoi uomini e per essere il direttore generale di una realtà definita in più periodi dell’anno “the hottest team in NHL”, ha già annunciato che a prescindere dalla qualificazione in postseason passerà l’estate a rinnovare i suoi uomini di punta.
Tra i buoni colpi messi a segno non possiamo che partire da Nick Schmaltz, giunto a fine Novembre, che avrebbe rappresentato un rinforzo incredibile per il sempre sterile attacco di Arizona, fino a quando prima di gennaio la sfortuna lo ha estromesso dalla scena per infortunio lower body. Per lui 14 punti in 17 incontri. Le due former first round pick Brendan Perlini e Dylan Strome hanno rappresentato la giusta contropartita tecnica per Chicago dando ad entrambe le franchigie lo stesso vantaggio nello scambio.
Ai Coyotes serviva infatti una certezza, un profilo adatto ad inserirsi subito nell’asset da power play come ala destra nella prima linea insieme ai sinistri Keller, Galchenyuk, Chychrun e il capitano. Basti pensare che i 21 gol e 31 assist del 2017/18 (il suo secondo anno) sarebbero stati da queste parti il terzo best score. Ai Blackhawks serviva approfondire le linee prima troppo monodimensionali e soggette soltanto all’estro di Kane e Toews.
Da sempre il tallone d’Achille per i Coyotes, l’offensive zone statisticamente parlando non ha subìto particolari migliorie nonostante gli innesti di Galchenyuk, che scambiato con Domi da Montreal sta comunque rispettando le attese e di Michael Grabner (27 gol nelle ultime due stagioni). Inoltre le grandi aspettative sul rookie Nick Merley non sono andate a buon fine.
Il “primato” di peggior attacco della Western Conference e penultimo dell’intera lega è stato “migliorato” grazie a Stars, Kings e Ducks! Le linee comunque sono fluide, veloci e abili nel recupero disco con Hinostroza, Richardson e Panik in top line a cavarsela dignitosamente.
Certo che la sfortuna in questo reparto ha fatto la sua parte visto che oltre a Schmaltz si è abbattuta anche su altri importanti elementi a roster come Derek Stepan, Christian Dvorak (out per problemi pettorali con solo 17 start) e lo stesso Grabner (Dicembre). Pure la retroguardia è stata bersagliata dal malocchio con Jason Demers fuori a Novembre e soprattutto il goalie Antti Raanta, che grazie ad un sv% di .930 e 2.24 gol subiti per game aveva ottenuto il rinnovo per 3 anni.
Questo settore però si è rivelato il fiore all’occhiello di questo campionato, il motivo per cui Arizona se la sta giocando fino alla fine. Oltre all’accordo con Ekman-Larsson, importante pure l’intesa con Kevin Connauton, che nella rotazione difensiva affianca Goligoski, Hjalmarsson (biennale per lui), lo stesso Devers e spesso il 20enne Jacob Chychrun, ottimo con 20 punti in 52 match dopo l’infortunio al ginocchio. Quinto posto per gol subiti, decimo per tiri contro, secondo per reti in inferiorità numerica e primi nelle percentuali di penalty killing: eccezionale!
Tra i segreti c’è soprattutto quello di aver aggirato “la luna nera” della pesante assenza del portiere titolare con la straordinaria stagione di Darcy Kuemper, giunto come solido backup in un gruppo che in questo ruolo è arrivato a schierare in passato ben cinque giocatori.
Ebbene iniziamo col dire che l’ex Kings contro gli Wild ha ottenuto il quinto shutout ed è riuscito a rimanere imbattuto tra le mura amiche per 120 minuti. Da quando il ginocchio di Raanta ha fatto crack (27 Novembre) il suo bottino personale è stato di 20-11-3, 2.40 goals allowed e .924 percentuale di salvataggi; inoltre tra i goaltender con più di 50 partenze è secondo nelle classifiche di categoria dietro a Vasilevskiy.
Coach Tocchet si è rammaricato che il suo MVP annuale abbia sempre e solo fatto la riserva in carriera e una delle poche opportunità per mettere in mostra la sua forza spaventosa sia stata frutto della casualità e dell’incidente di un compagno.
Ecco, ci piace concludere con questa bellissima frase il nostro articolo, che dimostra come Darcy e i Coyotes siano la cenerentola di tutti gli sport americani e che quasi per caso rappresentino oggi una realtà apprezzata, stimata ma anche ormai temuta da tutti.